di Gabriele Bonafede
Sotto una pioggia che per la zona della Conca d’Oro è quasi un diluvio, il Palermo prende acqua nella sua barca. Molta acqua. Pochi tifosi, infreddoliti, assistono a una partita che può definirsi sciagurata: sono legnate e legnate forti. L’Udinese passa per 3 a 1 al Barbera, e si tratta della quinta sconfitta in casa di fila. Sono anche tre sconfitte di fila dentro e fuori, con ben undici gol incassati e solo tre segnati nelle disfatte senza appello con Torino, Roma e, adesso, pure l’Udinese.
La squadra, che finora aveva le attenuanti di un calendario particolarmente difficile (sei partite su nove contro squadre da alta classifica), affonda anche contro una delle potenziali avversarie per salvarsi. C’è ancora il lumicino di un quarto gol della rivelazione-Nestorovski in questa stagione difficile, ma non basta.
Il gioco dei rosanero diventa, a questo punto, indifendibile. Soprattutto quei tentativi di “tikitaka dei poveri” che altro non portano se non a perdite di tempo e a dare pericolosi spazi agli avversari. De Zerbi è ormai criticato dai più, perché diventa difficile accettare che una squadra modesta possa realmente salvarsi con un tipo di gioco produttivo solo quando si è almeno nella qualità tecnica media della categoria.
Puoi rendere produttivo questo gioco quando non si sbaglia quasi mai il passaggio e non vai in sofferenza sulla pressione dell’avversario. Invece ci sono troppi passaggi imprecisi e troppe difficoltà sulla pressione, persino dalle parti della propria porta. Un disastro.
In realtà tutti i gol rosanero di questa stagione sono avvenuti su ripartenze, contropiedi, cinismo su errori dell’avversario. Mai su un’azione costruita con il “tikitaka” o con triangoli sulle fasce, come forse vorrebbe fare l’allenatore.
Sono segnali evidenti per andare verso un gioco dei poveri: palla lunga e pedalare, ripartenze veloci, difesa compatta e asfissiante fin dal centrocampo e forse oltre. Insomma, il gioco per il quale il Palermo si era allenato con Ballardini ma che, soprattutto per la pressione più alta, necessita di qualità maggiore in avanti.
Una qualità maggiore in avanti c’è, ed è la rivelazione Nestorovski. Ci sono anche giocatori abili a sfruttare le ripartenze, come Aleesami, finora quasi sempre tra i migliori, Quaison, poco utilizzato, e qualche altro. Ci sono giocatori dalle belle speranze che possono crescere, ma solo se c’è un impegno e un sacrificio completo in ogni pallone.
Su queste qualità, forse, si può costruire la salvezza. Ma come si gioca, al momento e con questi giocatori, non va. È evidente.
A meno che non si speri che Empoli, Crotone, Pescara e Palermo facciano un “campionato a se”, per centrare il quartultimo posto attraverso gli scontri diretti e poco più. Ma, anche qui, vanno cercate soluzioni tecniche che permettano quel “poco più”, quelle briciole di punti ottenibili con grande sacrificio e un pizzico di fortuna anche contro squadre di livello superiore.
Già i prossimi incontri vanno affrontati con un piglio che presuppone tutto questo: si va a Cagliari e poi si riceve il Milan. Due partite difficili dove solo le sorprese agli sportelli dei bookmaker potrebbero far tornare il sereno nella Conca d’Oro del pallone.