di Gabriele Bonafede
È di nuovo terremoto in Italia centrale, ed è di nuovo angoscia e danni immensi, ancorché, per fortuna senza vittime. Ed è di nuovo polemica e, purtroppo, è di nuovo sciacallaggio politico in alcuni sciagurati casi che è meglio non riportare qui.
I politici devono attuare azioni per limitare i danni dei terremoti, realizzare soluzioni concrete. Ma è bene lasciare i commenti tecnici e le proposte tecniche agli esperti.
Su questo piano, è evidente che l’Italia abbia bisogno di un parco edilizio capace di dare maggiore sicurezza ai cittadini. Sebbene terremoti di enormi proporzioni possano sempre distruggere e mietere vittime, un parco edilizio migliore riduce e può anche annullare il numero di vittime e i danni, a seconda dell’intensità del terremoto e della reale resistenza degli edifici. Su questo siamo tutti d’accordo. E siamo tutti d’accordo sulla necessità di attuare grandi investimenti perché il parco edilizio italiano, storico o meno, si adegui al più presto al rischio sismico.
Va detto, però, che realizzare un piano di investimenti di questo genere coinvolge i privati (abitazioni, negozi, complessi industriali, etc.), oltre che il settore pubblico (scuole, ospedali, ponti, etc.), e ha costi molto ampi. Va anche detto che le normative, oltre ad essere eventualmente aggiornate, andrebbero rispettate non solo nella presentazione e approvazione dei progetti ma anche nella loro attuazione.
In ogni caso un adeguamento di tutto il panorama edilizio italiano costituisce uno sforzo immenso in investimenti pubblici e privati, che va fatto ma che difficilmente potrà essere realizzato in tempi brevi, soprattutto nei centri storici.
Nel frattempo, migliorare la consapevolezza del rischio sismico in Italia è fondamentale. Anche per intervenire nelle proprie abitazioni, i propri condomini, e tutte le proprietà immobiliari. Questa consapevolezza nel grande pubblico è spesso demandata alla pubblicazione della nota “Mappa del rischio sismico” (nella figura) che però è più uno strumento per la progettazione ingegneristica che per diffondere la consapevolezza pratica del rischio. “A questo scopo è più utile consultare la banca dati dell’INGV”, afferma Raffaele Azzaro dell’INGV di Catania.
“Questa banca dati – prosegue Azzaro – è online e facilmente consultabile (all’indirizzo http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/query_place/). Raccoglie tutti i dati fondamentali dei terremoti noti in Italia anche in secoli passati, per lo meno da quando esistono dati e informazioni certe con relative stime di intensità e magnitudo. E i dati sono dettagliati per tutte le località italiane per le quali esistono.”
Leggere la mappa è relativamente facile. Se prendiamo ad esempio la località di Palermo (ovviamente inserendo “Palermo” nello spazio “uguale a” e cliccando su “cerca” per chi apre il link segnalato qui sopra) troviamo una tabella che fornisce dati sui principali terremoti avvenuti nella zona di Palermo, compresi quelli percepiti ma con epicentro lontano. Lo stesso per qualsiasi altro comune o località italiana interessata da terremoti anche in passato. Ovvio che, ad esempio, nel caso di Palermo benché il primo terremoto segnalato sia quello del lontano 1542, ciò non vuol dire che non ci siano stati precedenti terremoti. Semplicemente non sono documentabili in dettaglio.
Nella prima colonna, e per ogni terremoto, è riportata l’intensità calcolata nella località in questo caso Palermo: in pratica in scala Mercalli, cioè relazionata alle distruzioni avvenute ma non necessariamente all’energia rilasciata, (la scala è consultabile qui con un linguaggio semplice https://it.wikipedia.org/wiki/Scala_Mercalli). La colonna successiva fornisce la data e l’ora (anno, mese, giorno, ora, minuti e secondi). Nella colonna successiva è segnalata l’area dell’epicentro, quindi l’MNDP, cioè il numero di Macro Seismic Data Points. Questo è forse l’unico dato di difficile comprensione per chi non è esperto in materia. In linguaggio semplice, rappresenta l’ampiezza del terremoto in termini di dati raccolti.
Nella colonna successiva (“Io”) è indicata l’intensità epicentrale del terremoto (scala Mercalli), cioè nell’epicentro del terremoto (a differenza della prima colonna che riguarda la località consultata) e, nell’ultima la magnitudo in scala Richter, sempre nell’epicentro (consultabile qui con un linguaggio semplice https://it.wikipedia.org/wiki/Scala_Richter)
Inoltre, cliccando nel link prima della data di ogni singolo terremoto, si apre una mappa con i dati rilevati per quello specifico terremoto e nell’area interessata, quindi con i punti, nella mappa, delle diverse località in cui è segnalato quel particolare terremoto.
Il servizio dell’INVG fornisce, così, una grande quantità di dati consultabili da esperti e meno esperti, che indica la reale consistenza di ogni terremoto per il quale esistono dati. Dalla consultazione ogni cittadino può farsi un’idea più scientifica e ordinata del rischio sismico nel proprio posto di residenza.
In copertina, Gibellina distrutta dal terremoto del 1968, foto di Leonardo Mistretta tratta da webalice.it: http://www.webalice.it/leonardomistretta/IL_TERREMOTO_
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