di Gabriele Bonafede
Una volta di più, molti giornali italiani hanno capito poco o nulla dei dibattiti per le presidenziali Usa in TV. Opinionisti e commentatori, anche in organi d’informazione teoricamente non vicini a Trump, all’indomani dei dibattiti si sono lasciati andare a giudizi profondamente sbagliati, sottovalutando le idee e la performance della Clinton e sopravvalutando Trump. Ad esempio, su Repubblica che teoricamente non dovrebbe sostenere un candidato conservatore, si è detto che il primo dibattito era stato “un pareggio” e che nel secondo la Clinton aveva “mancato il colpo di grazia”.
Sarà. Ma stando ai sondaggi pubblicati nelle ultime due settimane, Hillary non solo ha invertito il trend, precedentemente in discesa, ma sta semplicemente volando. Nel grande riassunto dei sondaggi del New York Times (in questo link http://www.nytimes.com/interactive/2016/upshot/presidential-polls-forecast.html?_r=0), aggiornato di frequente, le quotazioni della candidata democratica alla Casa Bianca salgono in maniera vertiginosa.
Il New York Times, come altri media statunitensi, calcola anche le probabilità di vittoria di ciascun candidato, attraverso l’analisi dei sondaggi di ogni Stato con il rispettivo peso elettorale e di delegati per l’elezione del presidente Usa.
Secondo questo calcolo, prima dei due dibattiti in TV la Clinton aveva il 70% di probabilità di vincere, adesso avrebbe l’88%. Beninteso, si tratta di un calcolo probabilistico, non del divario generale nei sondaggi sul voto popolare, dove al momento la Clinton è al 45% e Trump al 40% nelle intenzioni di voto a prescindere dai singoli stati e delle probabilità di vittoria in ciascuno di essi. Va detto che anche in questo dato il trend è chiaramente cambiato a favore della Clinton a partire dai due dibattiti TV.
Sono segnali chiari: Hillary ha semplicemente stracciato Trump in TV, checché ne dicano i sostenitori italiani del miliardario, anche quelli più insospettabili. D’altronde, non era difficile capire che in TV Trump avesse fatto una pessima figura. Quando si tratta di arringare una folla di estremisti, simili ai personaggi che vanno appresso a un Salvini o a un Putin, è facile essere acclamato. È un poco come per un centravanti in campo di fronte alla curva dei propri tifosi. Qualsiasi fesseria uscita dalla bocca del miliardario viene data persino per intelligente. Anche gli insulti a destra e a manca sono applauditi.
Ma quando si tratta di dire follie o di insultare di fronte a un intero popolo attraverso lo schermo le cose cambiano. Nel primo dibattito, le colossali idiozie di Trump erano già venute alla luce: dalle improbabili teorie economiche dell’isolazionismo per un paese al centro del commercio mondiale, alle proposte di mandare ultimatum “commerciali” e ben oltre a nazioni come Messico e Cina, o ai progetti di escludere milioni di cittadini americani dal diritto di cittadinanza è stata una cascata di parole vane senza fine. Ben capite e valutate da milioni di americani. E che non hanno fatto altro che accrescere i dubbi sull’affidabilità morale e la competenza del candidato repubblicano.
Nel secondo dibattito, la débâcle di Trump è stata anche più grande. Perché sono venuti alla luce tutti i suoi problemi intimamente psicologici e morali. All’occorrenza, nel rapporto con la metà degli elettori, le donne. Ma non solo. Trump è apparso maniacale anche nel modo in cui seguiva Hillary Clinton mentre la candidata parlava con estrema coerenza e lucidità. Persino la CNN ne ha fatto un video di dileggio, nel quale il miliardario bancarottiere sembra un maniaco sessuale che segue la sua preda.
E torniamo agli ultimi sondaggi. Il popolo americano è ancora chiaramente spaccato, con il Sud e vari stati delle Midland socialmente arretrati e isolazionisti, fortemente razzisti e conservatori, nettamente a favore di Trump. Ma ahimè, tranne il Texas e la Louisiana si tratta di Stati dal peso elettorale molto limitato. Nei grandi Stati, a partire dalla California, non c’è partita. La Clinton è preferita con divari che fanno pensare a un vero e proprio plebiscito per lei: una valanga di voti che sommergerebbe il candidato repubblicano senza scampo.
Gli stati-chiave sono sempre quelli: Florida, Ohio e Pennsylvania su tutti. Oltre agli stati dove la Clinton ha vantaggi a due cifre, basterebbe la sola Florida per assicurare la presidenza. Ed è proprio in Florida dove ormai il sondaggione del New York Times dà la Clinton vincente con il 73% delle probabilità. Ovviamente queste sono probabilità di vittoria sulla base di diversi sondaggi che hanno differenze di intenzioni di voto molto più limitate: tra +1% e +5% per la Clinton, nel caso specifico della Florida.
Sempre con lo stesso calcolo probabilistico, in Ohio, dove pure Trump aveva sorpassato la Clinton nelle settimane precedenti ai dibattiti TV, adesso la candidata democratica si avvicina al 70% di chances di vittoria. In Pennsylvania è addirittura al 93% con un margine di vantaggio, nei sondaggi, che va dal +2% al +12% a secondo dell’ente di sondaggio.
Persino in Iowa, uno degli Stati più fedeli a Trump prima dei due show in TV, le chances della Clinton sono passate dal 37% al 45% e in netta crescita. In North Carolina, uno Stato dove nemmeno il marito di Hillary riuscì a ottenere un successo, la Clinton è passata da un ritardo di 4 punti (46%) ad essere chiaramente in testa con il 66% di probabilità. Ancor più nella terra di Las Vegas, il Nevada, dove al momento ha il 71% di probabilità di vittoria. Trump cala persino in Stati che non si sognerebbero mai di votare un candidato democratico, come Alaska o Sud Carolina, ancorché sia ancora nettamente in testa.
In generale, gli stati dove la Clinton è in grande vantaggio e dati per certi o quasi al candidato democratico, rappresentano il 272 dei “grandi elettori” per la Casa Bianca, laddove ne basterebbero 270 per accedere alla presidenza. Quelli ancora in bilico “valgono” 103 voti e quelli quasi certi per Trump si restringono velocemente a partire dal primo e secondo dibattito TV, valendo al momento solo 163 voti generali.
Mancano ancora quattro settimane al voto e tutto è ancora possibile. Ma al momento il mondo tira un respiro di sollievo perché una presidenza Usa con Trump sarebbe un salto nel buio dalle imprevedibili conseguenze, per dirla in maniera molto eufemistica. Una presidenza di Hillary Clinton, oltre ad essere una prima assoluta per una donna alla Casa Bianca, dà almeno la possibilità di un presidente competente e dai valori morali largamente migliori. La Clinton è una donna “di potere”, non c’è dubbio. Lo si vede anche dalla valanga di soldi che ha raccolto per la campagna elettorale. Ma sarebbe una guida preparata, equilibrata e credibile.
Le foto in copertina e nel testo sono tratte dal sito della campagna elettorale di Hillary Clinton