di Giovanni Rosciglione
Tre settimane fa, il Papa Francesco ha nominato Vice Direttore della Sala Stampa del Vaticano la Signora Paloma Ovejero. Direttore sarà invece il giornalista americano Greg Burke. La vediamo in questa foto, la Signora Paloma.
La nomina è stata accolta in tutto il mondo come un grande passo avanti della Chiesa nei confronti del ruolo della donna, a conferma delle coraggiose aperture sociali e culturali, delle quali il Pontefice viene universalmente accreditato.
Fino ad oggi la sala stampa dell’Oltretevere ha avuto solo un Direttore (attualmente il felpato Padre Federico Lombardi). Del Vice non si è mai sentito il bisogno!
Evidentemente si tratta di punti di vista.
L’opinione pubblica a grande maggioranza, soprattutto la parte della sinistra politicamente corretta che considera Francesco il nuovo Che Guevara, ha considerato l’incarico dato alla Signora Paloma un rivoluzionario riconoscimento alla donna e alle sue capacità (essere vivente femmina).
E giù applausi e congratulazioni (anzi … vicecongratulazioni).
Poi c’è qualcuno (almeno lo spero) che invece ha visto nella fattispecie confermata la grave arretratezza culturale della chiesa cristiana nei confronti della donna.
L’avesse nominata Vescova di Palermo, l’avrei capito e avrei esultato. L’avesse almeno incaricata Direttrice della Sala Stampa, avrei capito.
Ma vice de Che? Che passo in avanti è?
Debbo concludere che per la Chiesa cattolica, anche la più moderna, la donna sembra solamente una cucurrucucú Paloma che canta e piange, con buona pace di Franco Battiato e tanti altri che hanno citato o cantato il gran testo di Tomás Méndez.