di Pasquale Hamel
Pochi ricordano che, al tempo del cinema muto, non c’era sala di proiezione che non ospitasse almeno un pianoforte sul quale un volenteroso si esibiva in artigianali colonne sonore accompagnando le immagini che scorrevano sullo schermo.
Anche a Porto Empedocle, nel cine-teatro, uno dei primi impiantati in Sicilia, di quei pianoforti, se ne trovava uno: a mezza coda, tutto nero e lucido da potercisi specchiare, orgoglio della premiata ditta Calogero Mezzano ₰ figli proprietaria del locale.
Proprio su quel pianoforte, un giorno, si cimentò il nuovo arrivato, annunciato con grande pubblicità come il famoso maestro Chiappara. Iniziò così, fra il maestro e il cinema, un sodalizio che sarebbe durato anni se quel maledetto incidente non si fosse messo in mezzo.
Ma andiamo ai fatti. Bisogna ricordare che, fin dal primo giorno delle sue esibizioni, il maestro Chiappara riscosse un successo veramente inaspettato; la sua passionale interpretazione del pezzo che aveva scelto come commento musicale delle scene, coinvolgeva il pubblico a tal punto che, spesso, gli spettatori distoglievano la loro attenzione dalle storie che animavano lo schermo per dedicarla tutta al virtuosismo del maestro.
Immaginiamoci la gioia del cavaliere Mezzano, cui si doveva la scelta del famoso(!) musicista che, proprio per la presenza pianista, vide incrementare il numero degli spettatori in sala. Chiappara, infatti, divenne quasi subito un mito all’altezza della nomea che l’aveva preceduto. Così le settimane scorrevano e Chiappara si esibiva, giorno dopo giorno, nella sua colonna sonora con la stessa passione e dedizione del primo giorno.
Tutto bene, fino a quando qualcuno cominciò a lamentare la ripetitività dei brani proposti che non sempre rispondevano ai quadri che il grande schermo offriva agli spettatori. Infatti sia che si trattasse di storie tristi e lacrimevoli che di storie allegre che muovevano al riso, le melodie non cambiavano di molto, anzi molte volte capitava che quelle musiche che i brani suonati non ci azzeccavano più di tanto con le scene.
La questione non poteva sfuggire all’orecchio attento del cavalier Mezzano che, tuttavia, intimidito dalla fama del suo pianista, lasciava correre non osando sollevare il problema. Si arrivò così a quel fatidico 7 gennaio dell’anno 1923. Quel giorno c’era un grande evento: un film con Rodolfo Valentino, il divo più osannato di Hollywood. Il teatro era pienissimo e la gente rapita dalle immagini in attesa della scena madre.
Ed ecco l’attore impegnato in un’appassionata scena d’amore, con Alla Nazimova una biondissima star insaccata in un tubino carico di lustrini. Era il momento del maestro Chiappara, doveva trovare le note necessarie a sottolineare l’evento e tutti si aspettavano un brano all’altezza del momento. Niente da fare, il maestro Chiappara, come se quella scena non l’avesse vista, tetragono attaccò con un brano che avrebbe potuto accompagnare un funerale.
“Canciala Chiappara!”
Il grido, terribile, venne dal fondo della sala. Il pianista arrestò la sua foga e si fece silenzio.
“Canciala Chiappara!”
Ancora una volta, quella voce si fece sentire ma questa volta accompagnata da altre voci.
Toccò al cavaliere Mezzano precipitarsi in sala per fare ordine e, fu veramente difficile!
Ma, finalmente, trovò la forza di rivolgersi al famoso maestro per chiedergli, con molto garbo, che era il caso di cambiare brano. Ci fu un attimo di suspense, tutti si aspettavano chissà quale reazione ma il maestro, lasciando la tastiera e rivolgendosi con lo sguardo da cane bastonato al suo interlocutore, candidamente rispose: “Cavalè, io chisti sulu sacciu sunari”.
Foto in copertina tratta da zero.eu
ahhhhhhh,bella storia!!!!