
di Gabriele Bonafede
Finalmente c’è una reazione realmente democratica al fallito golpe in Turchia: la grande manifestazione dell’opposizione. Dopo dieci giorni di rappresaglie, attacchi ai diritti umani, vendette trasversali, rafforzamento di un regime autoritario a passi veloci verso la dittatura, una gigantesca folla di cittadini turchi oppositori di Erdogan è scesa, ieri, in piazza Taksim a Istanbul.

Le parole fondamentali di questa vera manifestazione in difesa dalla democrazia, sono state “no al golpe” e “difesa delle istituzioni democratiche”, in una accezione finalmente reale e non solo di facciata. Non si registrano incidenti e soprattutto si vede una folla pacifica, in pieno giorno, anziché le fiaccolate notturne irreggimentate nell’odio, e di nazista memoria.
La cosa fa ben sperare dopo i difficilissimi giorni trascorsi da questo Grande Paese, la Turchia, che per il mondo islamico era, fino a qualche tempo fa, come la Francia per il mondo cristiano: un baluardo civile e laico di fronte agli estremismi religiosi.
Non a caso c’erano, insieme alle bandiere turche, i ritratti di Kemal Ataturk, cioè del padre della Turchia moderna che, anche se arrivato al potere attraverso la forza militare alla fine di una mostruosa continuazione della prima guerra mondiale, ebbe il merito di svecchiare, modernizzare e soprattutto laicizzare la Turchia dopo il dissolvimento dell’Impero Ottomano.

La manifestazione di ieri, promossa soprattutto dal CHP, il partito turco equivalente alle socialdemocrazie occidentali, porta un soffio di speranza nel salvare la Turchia dagli abissi della dittatura e del peggio. Ha dimostrato soprattutto che c’è una vasta parte della popolazione turca che si batte pacificamente e nel rispetto dei diritti umani per difendere la democrazia, senza vendette e annichilimento delle libertà individuali e degli stessi diritti umani.
Non dimentichiamo che una buona metà degli elettori turchi non ha votato l’AK, il partito di Erdogan, persino nelle ultime elezioni distorte da un sistema di informazione molto meno libero di prima.
È dunque una scena di speranza per la democrazia turca, che, grazie agli organizzatori e tutti i partecipanti, dà un segnale di vitalità democratica nel Paese anatolico, nonostante le spaventose purghe, gli arresti di massa, le torture, la proposta di pena di morte, e tutte le altre umiliazioni del popolo turco avvenute in un vero e proprio contro-golpe da parte del governo di Erdogan.
La scena potrebbe dunque cambiare nelle prossime settimane, con qualche speranza in più per la sopravvivenza della democrazia turca così brutalmente attaccata da golpe militare e contro-golpe. Speriamo bene.