di Gabriele Bonafede
Dopo il Beach Volley, il Taekwondo e la riammissione di Golf e Rugby, il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ammette una nuova e interessante disciplina olimpica: il ”Salto con doping”. Sarà una disciplina particolare che verrà coinvolte, oltre che gli atleti, tutte le federazioni delle discipline olimpiche di ogni Paese.
Obiettivo della nuova disciplina, come è chiaro anche dal nome, è far saltare ai propri atleti dopati tutte le barriere antidoping messe in piedi dal CIO. Ogni federazione nazionale concorre per conto proprio, ma sono ammesse tutte le tecniche: medici compiacenti, pressioni politiche, bustarelle, media, minacce, e persino minacce nucleari.
In pratica, ogni federazione olimpica nazionale, ad esempio quella del nuoto, dovrà far credere che i propri partecipanti, dopati o meno, siano ammessi ai giochi. Lo potrà fare con tutti i mezzi possibili, magari anche utilizzando la propria creatività attraverso la falsificazione dei test, le pressioni anche politiche sugli atleti, la falsificazione delle prove, la minaccia di ritorsioni e chi più ne ha più ne metta con un motto facile da ricordare: “l’importante non è partecipare, ma vincere”.
Va da se che, per l’accettazione della nuova disciplina, va ringraziato il ROC, ovvero il comitato olimpico della Russia che ha salutato con compiacimento e persino ringraziamento il CIO per l’ammissione di questa nuova specialità nella quale i russi sono tra i favoriti.
La nuova disciplina guarda al futuro con grandi speranze. Potrebbero infatti figliare nuove discipline, tutte con un grande futuro ai giochi olimpici, a partire dall’imminente XXXI edizione a Rio de Janeiro in Brasile: i “100 metri doping”, i “200 metri doping”, così come i 400 e gli 800. E tante altre ancora, come il “Tiro con doping”, lo “Judoping”, la “Palla a doping”, il “Calcioping”, l’”Hockey su doping”, il “Sollevamento doping”, il “Nuoto dopato”, la “Staffettodoping”, e, regina di tutte le competizioni, la faticosissima“Maradoping” che, finalmente, avrà la sua consacrazione nel chiudere i giochi olimpici.