di Pasquale Hamel
Anche questo anniversario della strage di via D’Amelio, nella quale persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta, sarà sicuramente accompagnato dalle solite polemiche sui mandanti e sulle presunte responsabilità del tragico evento.
Innanzitutto è ovvio e fondamentale, doveroso, soprattutto per i familiari così ingiustamente colpiti, che tutti possano avere piena soddisfazione e giustizia. E che autori e mandanti debbano essere assicurati alle patrie galere per scontare le pene che la giustizia umana prevede per questi atti che offendono la vita civile.
E proprio partendo da questa convinzione, considero opportuno che si faccia ogni sforzo per raggiungere non solo la verità giudiziaria che, come si sa, è condizionata dalle regole, ma la verità sostanziale che, talora, non coincide in tutto o in parte con gli stessi giudicati.
Ma detto questo, mi pare anche opportuno che, proprio per onorare quella verità – è da cittadini onesti la pretendiamo -, si mettano da parte gli esercizi di dietrologia, uno sport mentale molto praticato nel nostro Paese, che purtroppo hanno accompagnato e, forse, hanno perfino condizionato le indagini.
Come mi pare opportuno che anche lo sciacallaggio politico – e anche questo nel nostro Paese ha una lunga e spesso vergognosa storia – venga messo al bando perché, lo dico ad alta voce, non è corretto, come in molte occasioni si è fatto, speculare per ragioni di parte su queste vittime del dovere.
Ed a questo proposito, non sembri provocatorio quanto affermo, bisognerebbe cominciare col cancellare dal vocabolario della comunicazione pubblica la definizione “strage di Stato”, frase insulsa che suona offensiva per le stesse vittime: Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, ma anche le tante vittime della violenza mafiosa, erano servitori dello Stato, rappresentavano nella manifestazione più alta proprio lo Stato al quale hanno creduto.
Questo anniversario, come tanti altri che a questo assomigliano, dovrebbero, dunque, essere certamente momento di memoria.
Una memoria non certo passiva, per ricordarci che la mafia purtroppo è ancora viva, che la mafia continua a terrorizzare e condizionare le nostre vite.
E che è dunque necessario, almeno su questo tema, mettere da parte le divisioni e stare tutti insieme ad affermare il valore della civiltà del diritto contro l’arroganza e la sopraffazione. Credo che questo modo sia il modo migliore per onorare il sacrificio delle vittime.
In copertina e nel testo, Falcone e Borsellino nella famosa foto di Tony Gentile.
Foto della strage di via D’Amelio nel testo tratta da Wikipedia, Di ignoto – elab. da v., Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5085233