di Pasquale Hamel
A qualche giorno dalle celebrazioni della festa di Santa Rosalia, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, rilancia lo slogan di Palermo città mediorientale con l’obiettivo evidente di raccogliere i consensi dei tanti migranti che, in questa città, hanno trovato accoglienza ma, soprattutto, di uno zoccolo duro di pseudointellettuali che fantasticano, in nome di un passato inventato, un’idea di Palermo luogo della multiculturalità, senza avere chiare le idee su cosa significhi in effetti tale termine.
Multiculturalità è, infatti, cosa ben diversa da quella che immaginano taluni suoi sostenitori. Il fatto che su un territorio siano presenti e magari rispettate culture diverse non significa, infatti, che si possa parlare di multiculturalità. Multiculturalità è qualcosa di alquanto diverso, è il riconoscimento a ciascuna comunità del potere di autogovernarsi secondo propri statuti che le autorità sono tenute ad accettare e a rispettare.
Un regime multiculturale potrebbe, paradossalmente, considerare legittime pratiche che nel nostro ordinamento sono vietate come, ad esempio, l’infibulazione o la poligamia laddove siano previste nello statuto di talune comunità. Sul piano storico, è giusto poi smontare un altro equivoco.
Palermo, se si fa eccezione del periodo normanno, cioè per non più di un centinaio d’anni e tanti secoli fa, non ha mai sperimentato esperienze di multiculturalità. Multiculturalità, salvo per brevi periodi e localizzate aree, non ci fu neppure nel tempo della tanta decantata presenza musulmana.
Se è vero che, con il pagamento di due balzelli quali l’imposta di capitazione e quella fondiaria, ai sudditi non musulmani veniva consentita facoltà di culto e di possesso, questo non significava che venisse data facoltà ad ebrei e cristiani, presenti nell’isola, di amministrarsi “in toto” fino a disegnare un regime multiculturale, tanto è vero che nelle aree di maggiore interesse le culture altre vennero compresse al punto da non potere esercitare quelle libertà che in un regime multiculturali sono normali.
Non si dimentichi che, quando i fratelli Altavilla entrarono a Palermo, volendo consacrare il ritorno di Palermo alla cristianità, dovettero constatare che il vescovo cristiano, per la cronaca il greco Nicodemo, si era ridotto a celebrare in semi-clandestinità.
Con i Normanni, la storia dell’isola e quella di Palermo i conseguenza, cambia. Essi, non tanto per munificenza o liberalità ma per obiettiva necessità, furono costretti a ricorrere al regime multiculturale, autorizzando ciascuna comunità ad auto-amministrarsi ed ad adottare stili di vita consoni al loro portato culturale respingendo così le pretese della componente latina e della chiesa romana di omologare le singole culture a quella del detentore del potere.
Fu soprattutto Ruggero II che si fece garante delle istanze delle singole comunità – che, per inciso, non erano solo la musulmana e l’ebraica ma anche quella cristiana di rito greco – realizzando un sistema equilibrato di multiculturalismo.
Questo sistema fu possibile e funzionò solo fino a quando fu presente un sovrano forte e carismatico in grado di intercettare i conflitti che naturalmente potevano sorgere fra le stesse comunità, ma non riuscì più a reggere nel momento in cui venne a mancare l’autorevolezza del sovrano.
I disordini e i conflitti fra culture nel periodo che va da Guglielmo I a Tancredi, ne sono esempi evidenti. In particolare il multiculturalismo si trascinò stancamente nella parte finale del regno normanno e venne definitivamente liquidato dagli svevi e soprattutto da Federico II.
Da allora non risultano all’evidenza storica in Sicilia altre esperienze di multiculturalismo. Il fatto poi che persistessero comunità ebraiche almeno fino al famoso editto di Ferdinando ed Isabella che ne decretarono l’espulsione, non significa e non giustifica l’idea che vi fosse multiculturalismo: per gli ebrei, infatti, non esisteva nessuna autorizzazione ad auto-amministrarsi e la loro condizione era di carattere servile.
In copertina: Ruggero II riceve la corona da Cristo, mosaico presso la Chiesa della Martorana a Palermo. Immagine tratta da Wikipedia. Di Nessun autore leggibile automaticamente. Urban~commonswiki presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte leggibile automaticamente. Presunta opera propria (secondo quanto affermano i diritti d’autore)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=295024
Foto della statua di Federico II tratta da Wikipedia: Di I, Raffaespo, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2483057
Nascita di Federico II a Jesi, in una tenda, secondo una «fantasiosa tradizione» dovuta a Ricordano Malispini, tratta da Wikipedia: Di Sibeaster – http://www.stupormundi.it/tedesco/cronistoria.htm, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5049431
Federico II incontra il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, codice miniato, tratto da Wikipedia, di Anonimo – [1] for first small image with multiple persons. Source: [2] for second uploaded image with larger closeup on the Emperor and the Sultan, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=176234
Statua di Ruggero II di Sicilia all’ingresso del Palazzo Reale di Napoli, tratta da Wikipedia. Di I, Raffaespo, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2483039