
di Gabriele Bonafede
L’autolesionismo della “Brexit” inizia a far sentire i drammatici effetti negativi. A una settimana dalla catastrofe provocata dal voto per il “Leave”, il Regno Unito continua a cadere nel vuoto: verso l‘abisso dell’isolamento e dello smembramento, della crisi e della disoccupazione, oltre a quello della totale mancanza di credibilità nei trattati internazionali. Un abisso che è morale oltre che materiale.

Eppure in Italia e altrove una serie di politici e commentatori hanno salutato questa catastrofe come un evento positivo e persino da replicare. La realtà è che gli effetti sono spaventosi e siamo solo all’inizio.
La Gran Bretagna sprofonda nel caos politico e, soprattutto, economico: con una serie d’impatti fortemente negativi sull’economia finanziaria e nell’economia reale, legata al commercio con l’estero, e che ben presto si rifletteranno anche in incremento di disoccupazione e miseria.
Salutare la Brexit come una cosa da replicare altrove è da irresponsabili. Ma tant’è: in Italia e altrove si fanno avanti tristi figuri che inneggiano all’imitazione dell’autolesionismo. Un poco come succede per gli adolescenti che, vedendo il suicidio di un amico, lo replicano spinti da un immaturo meccanismo di emulazione.
La sterlina crolla: oltre -11% in due giorni e con prospettive allarmanti per il prossimo futuro. La moneta britannica è rimasta attaccata alla bombola dell’ossigeno per alcuni giorni, ma la settimana appena trascorsa conferma un disastro senza precedenti. La borsa di Londra ha perso almeno il 5% nei primi due giorni della Brexit e quella italiana è andata malissimo, avendo lasciato sul terreno oltre il 12% nella sola giornata di venerdì scorso.

Nella settimana post-Brexit tutto il sistema economico, finanziario, politico e sociale del Regno Unito è stato sconquassato. Si sono registrati molti episodi di razzismo, intolleranza, preoccupazione: volantini e insulti contro gli stranieri, episodi di violenza verbale e oltre.
Molte sono state le domande per ottenere un passaporto diverso da quello britannico quanto prima, mentre il Paese sembra vicino al collasso con il rischio di secessione di Scozia e Irlanda del Nord. La tripla A nel rating finanziario pubblico è stata persa dai britannici e le prospettive sono quelle di un ulteriore ribasso. In queste condizioni, avviare trattative con l’Unione Europea è come andare a Bruxelles con il cappello in mano a chiedere aiuto.
C’è poi il disastro materiale e morale dei cittadini britannici che saranno presto costretti a ottenere un visto prima di entrare in Unione Europea o sanare la propria situazione se già residenti in altri Paesi: entro due anni, e forse anche prima, saranno considerati extracomunitari a tutti gli effetti. E lo sono anche adesso dal punto di vista morale.
La cosa che più preoccupa è che, dopo essersi sparato a un piede, il Regno Unito sembra non accorgersene e non cerca conforto in ospedale continuando a dissanguarsi. I guai aumenteranno quando nelle regioni dove il “Leave” ha ottenuto più voti ci si accorgerà che erano i fondi europei ad aiutare il mantenimento del livello economico e occupazionale: è proprio il sud agricolo ad essere stato il massimo beneficiario di progetti e fondi europei, la stessa zona che ha scelto in massa di uscire dall’Unione sbattendo la porta. La classe politica è nel caos, non solo nel campo degli europeisti ma soprattutto nel campo degli euroscettici, privi di un piano in caso di vittoria se non la litania di “trattare con l’UE”, ma senza dire ai propri cittadini che il Regno Unito tratterà in una posizione di estrema debolezza e con molti Paesi europei decisamente irritati dal comportamento inqualificabile di una larga parte della classe politica britannica.

Già il giorno dopo il referendum, Farage ha ammesso di aver mentito all’elettorato su temi e slogan fondamentali nella campagna elettorale. Con una faccia di bronzo senza pari, ha ammesso di fronte alla nazione nella popolare trasmissione ”Good Morning Britain” che uno degli slogan principali della campagna “Leave” era una colossale menzogna.
Il danno è stato fatto e sarà molto doloroso per Regno Unito e Unione Europea curarne le ferite, con molti britannici in grandi difficoltà e in larga parte incapaci di accorgersene.
Basti pensare che molte imprese al momento con la sede nel Regno Unito starebbero preparando grandi piani di licenziamento e di rilocalizzazione in Paesi più sicuri, soprattutto all’interno dell’Unione Europea per evitare le tariffe doganali ai propri prodotti. Una catastrofe che si profila drammatica soprattutto nel medio-lungo periodo e che già vede gli indici economici, finanziari e sociali del Regno Unito scendere nell’abisso di una implosione senza precedenti.
In Italia, è il settore più vulnerabile a pagarne le spese: quello bancario. Un settore strategico per la salute dell’economia e le possibilità di irrobustimento della ripresa economica. L’Unione Europea e l’Italia hanno già preso contromisure, e questo potrebbe ribaltare la situazione. Nel Regno Unito non ci sono misure previste, anche perché è ormai fuori dall’Unione Europea.
La Brexit provoca un generale assestamento: essendo una parte fondamentale dell’economia mondiale, tutte le economie, a partire da quelle europee, risentono dell’azzoppamento repentino, fino in Asia e America. A pagarne pesantemente le spese sono anche i Paesi produttori di petrolio come la Russia. Il Brent crolla, con un -7% nell’arco dei primi due giorni di mondo-Brexit, e nella settimana appena trascorsa è andato generalmente male.
Brindare per la Brexit, come fanno oggi razzisti, xenofobi e cinici avventurieri, è vergognoso. Perché questo scenario provocherà disoccupazione e povertà, e le premesse si stanno verificando tutte, in maniera anche più drammatica del previsto. Soprattutto nel Regno Unito.
Nel testo: Granata sulla Somme Di Ernest Brooks – This is photograph Q 754 from the collections of the Imperial War Museums (collection no. 1900-09), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=537224
In copertina: Feriti sulla Somme – Di Ernest Brooks – This is photograph Q 1332 from the collections of the Imperial War Museums (collection no. 1900-09), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=569373
La foto di Farage nel testo è tratta da:
Nigel Farage complained of the “hatred” he received from BBC interviewer David Miller (foto Reuters). L’articolo completo: http://www.ibtimes.co.uk/nigel-farage-david-miller-bbc-scotland-good-468497