di Gabriele Bonafede
Secondo alcune stime sono quasi due milioni i cittadini britannici residenti in Europa, di fatto trasformati in extracomunitari dalla “Brexit”. Da oggi, almeno tecnicamente, non godranno più dei privilegi concessi a chi fa parte dell’Unione Europea a causa del voto “Leave”, lasciare l’Europa.
Di questi oltre 300.000 sono in Spagna, 250.000 in Irlanda, circa 170.000 sono in Francia e almeno 50.000 in Italia. Tutto ciò senza considerare i turisti, che sono molti di più, soprattutto in estate. Da questo momento si trovano in una posizione poco invidiabile e, in un certo senso, vicina a quella dei rifugiati: cioè senza il visto e il permesso di soggiorno per risiedere e lavorare in ognuno dei Paesi europei nei quali si trovano al momento.
Cosa ancor più grave è che, al momento, nessuno sa nemmeno quali siano i passi amministrativi perché sia regolarizzata la posizione. Seguendo le dichiarazioni succedutesi durante la campagna elettorale della Brexit, sarebbero di fatto annullati tutti gli accordi in vigore fino a ieri. In vari articoli (riportiamo in calce a questo un paio di articoli del Daily Telegraph e del The Guardian) si spingono oltre e, con l’aiuto di esperti del settore, informano sul fatto che, con la Brexit, “i quasi due milioni di britannici residenti in Europa sarebbero trasformati in immigrati illegali da un giorno all’altro”.
Si profila dunque un caos senza precedenti del quale i primi a pagarne le spese saranno proprio i cittadini britannici residenti in Europa e probabilmente anche quelli residenti altrove, compresa la Gran Bretagna.
Un primo effetto, a prima vista futile e stupido, della Brexit è che tutti i passaporti dei cittadini britannici dovranno essere cambiati dal Regno Unito stesso, quantomeno per cancellare la dicitura “Unione Europea” sul frontespizio. Ciò vorrebbe dire che i britannici residenti all’estero sarebbero di fatto senza documento, o come si dice con una punta di commiserazione in Francia dei “sans papier”. Anche questa è una condizione vicina a quella di “rifugiato”.
Naturalmente la mole di problemi che scatena questa situazione non si limita a questo problema, già di per se gigantesco. Ma va ben oltre. Non è chiaro, infatti, come si dovranno comportare i doganieri alle frontiere riguardo alle importazioni di beni esportati dalla Gran Bretagna, da oggi soggetti a tariffe doganali presumibilmente alte visto che, cancellando gli accordi di libero mercato all’interno dell’Unione Europea per i beni esportati dalla Gran Bretagna, non esiste al momento alcun accordo commerciale e quindi, tecnicamente, potrebbero tornare in vigore le tariffe degli anni ’50: un salto indietro di un 60-70 anni se non di più, ovvero un paio di generazioni.
Il caos, insomma, della Brexit sarà spaventoso: una catastrofe. E che colpisce innanzitutto i cittadini britannici ma anche l’Unione Europea nel suo insieme.
Non a caso la Sterlina affonda nei mercati, e siamo solo all’inizio. Regna l’incertezza e, se non ci saranno governi in grado di affrontare un’emergenza senza precedenti, il caos rischia di durare per anni, con conseguenze drammatiche soprattutto per la Gran Bretagna ma anche per l’Europa.
Per quanto riguarda i cittadini europei al momento residenti in Europa, la loro situazione è reciproca. I cittadini di Paesi dell’Unione Europea che vivono nel Regno Unito sono infatti ben oltre il milione: oltre 400.000 sono irlandesi, oltre 300.000 tedeschi, e gli italiani sono oltre 130.000. Secondo alcune stime, gli italiani che vivono a Londra e nel Regno Unito, magari senza essere residenti a tutti gli effetti, sarebbero oltre mezzo milione. Anche loro sono stati trasformati in stranieri senza un chiaro status riguardante visto e permesso di soggiorno. L’unico vantaggio è che almeno il loro passaporto vale a tutti gli effetti.
Ironia della sorte, gli sciagurati politici britannici che hanno convinto molti concittadini a votare per la Brexit “per ridurre l’immigrazione”, si trovano adesso a dover giustificare l’aumento spaventoso dei cittadini britannici (e non) che sono adesso in un limbo giuridico di non facile soluzione: gli extracomunitari sono aumentati di due milioni di unità, e sono i britannici in Europa. Per converso ci sono un milione di “clandestini” nel Regno Unito.
Un boomerang al quale, forse, Farage e soci non avevano pensato. O forse ci avevano cinicamente pensato.
Altra ironia è che i politici italiani che hanno sostenuto la Brexit per ridurre il numero d’immigrati illegali in Europa, hanno di fatto sostenuto l’aumento repentino di qualcosa come due milioni di immigrati illegali in una sola notte. I quali, purtroppo, avranno prevedibilmente grossi problemi economici e, secondo leggi come la Bossi-Fini e simili, andrebbero espulsi immediatamente, provocando una deportazione di massa spaventosa.
http://www.telegraph.co.uk/news/2016/05/18/eu-facts-what-would-leaving-the-eu-mean-for-expats/