di Gabriele Bonafede
Lampedusa è un tutto: è porta, approdo, miraggio. È isola, ponte, luogo, speranza, coscienza. È accogliere, è dialogo. Lampedusa tende a diventare la capitale morale e simbolica del Mediterraneo. In qualche modo anche capitale culturale, nei modi e nelle realizzazioni, nei simboli. Come è nella nuova iniziativa per l’apertura del “Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo”.
Il Museo nasce in collaborazione con il Mibact, la Regione Siciliana, la Soprintendenza di Agrigento, il Ministero della Cultura della Tunisia, l’Istituto Nazionale del Patrimonio della Tunisia e con l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi e la collaborazione di una serie di musei tra i quali il Bardo di Tunisi e le Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Lo si aprirà il 3 giugno con l’arrivo, insieme a tante altre opere, di un dipinto altamente evocativo: un Caravaggio che ricorda il piccolo Aylan, ovvero un tributo simbolico a tutte le vittime migranti. La tela è stata scelta dalle Gallerie degli Uffizi, è un Amorino, un angelo profondamente addormentato, che si pone quale omaggio al bimbo siriano morto sulla spiaggia turca. Omaggio anche ai tanti piccoli che sono nati in mare, durante la migrazione, o coloro che sono riusciti a sopravvivere grazie ai soccorsi. Omaggio ai tanti bambini siriani massacrati dai bombardamenti dei dittatori di oggi, non meno avidi e truculenti di quelli di ieri.
Simbolico per la tragedia, ma anche per la resistenza ai muri che si ergono contro il dialogo.
Muri che, per fortuna, non arrivano ad alzarsi abbastanza anche nei Paesi europei che sbandano, attratti alla retorica della chiusura, come l’Austria. Lì ha vinto, anche se per poco, l’apertura al dialogo grazie a una mobilitazione essenzialmente culturale.
“Puntare sulla cultura è importante? Sì – afferma il sindaco Giusi Nicolini in una recente intervista dell’Unità – lo dimostra un fatto: questa alleanza con il Bardo di Tunisi e gli Uffizi, entrambi colpiti dal terrorismo, dimostra che la cultura è un’arma potentissima per costruire il dialogo per cui viene attaccata. Ce n’è tanto bisogno e quando una politica fa un passo indietro di fronte alla paura, al razzismo, alla xenofobia, quando costruisce muri, alza barriere, Lampedusa invece è stata e continua a essere una porta aperta, è la dimostrazione vivente che è stupido e sbagliato avere paura.” (http://www.unita.tv/focus/caravaggio-nell-isola-dei-migranti/).
Così, insieme al dipinto dell’amorino di Caravaggio, arriveranno moltissime altre opere prestate dai principali musei dell’area del Mediterraneo, per formare il primo nucleo espositivo del Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo. E in questa occasione aprirà le porte anche il Museo Archeologico delle Pelagie, nato dal grande impegno della Regione Siciliana e della Soprintendenza ai Beni Culturali e Archeologici della Provincia di Agrigento guidata da Caterina Greco.
Lampedusa sempre più capitale del Mediterraneo, dunque: a Lampedusa si concentra l’attenzione e personaggi-simbolo del mondo di oggi vi si recano, quasi in pellegrinaggio. A cominciare da Papa Francesco nel primo viaggio del suo pontificato.
Su questo solco già tracciato, per l’apertura del nuovo museo è prevista la presenza, per la prima volta nell’isola, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Ministro della Cultura Dario Franceschini e, tra gli altri, dei direttori dei musei che partecipano all’iniziativa. Personalità nazionali che, come tante in altre occasioni, saranno accolti dal Sindaco di Lampedusa e Linosa Giusi Nicolini.
Il museo nasce da un progetto di First Social Life con il Comune di Lampedusa e Linosa ed il Comitato 3 ottobre, a cura di Giacinto Palladino, Alessandro de Lisi e Valerio Cataldi. In collaborazione con il Mibact, la Regione Siciliana, la Soprintendenza di Agrigento, il Ministero della Cultura della Tunisia, l’Istituto Nazionale del Patrimonio della Tunisia e con l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, è un nuovo ponte culturale tra l’Europa e l’Africa. Vorrei aggiungere che è un segnale di resistenza, insieme, tra chi ha vissuto l’aggressione dei nuovi nazismi e delle mafie.
Primo social partner è, ancora una volta con grande forza simbolica, la Fondazione Falcone quasi a voler rimarcare che non c’è molta differenza tra le violenze da combattere con la cultura, la civiltà e il dialogo: la resistenza alla prevaricazione e alla paura è una, che sia per difendersi da violenza di matrice mafiosa o proveniente da estremismi, guerre e dittature.
Inoltre, il museo è nato solo grazie al sostegno di privati: Coop Alleanza 3.0, Cariparma/Credit Agricole, Open Group, Seacoop, Consorzio L’Arcolaio, Camelot, Società Dolce, Cooperativa Sociale Cadiai, Bassmart del Gruppo Bassilichi.
Partner sono anche la Rai con l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti italiani, che ha aderito al museo e al progetto complessivo, così come l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. Ci sono anche Radio Città del Capo/Radio Popolare Network. Tutto il progetto è reso possibile grazie all’importante sostegno del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e dell’Aeronautica Militare, con il Comando Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri.
“Un progetto di promozione della cultura della responsabilità sociale nel Mediterraneo, attraverso la funzione civile e la poetica dell’arte. Non è una mostra sul Mediterraneo, bensì un racconto politico della gloria della persona, un’occasione di indagine sulle radici comuni – spiegano i curatori Palladino e De Lisi, gia autori del progetto museale a Casal di Principe nel Casertano, che ha portato, lo scorso anno, inestimabili opere d’arte nella Terra dei Fuochi -. Da Tunisia, Francia, da altri Paesi mediterranei, giungono opere per sottolineare il bisogno di un nuovo patto di fiducia basato sull’accoglienza e sulla cultura molteplice del Mediterraneo”. Alle Gallerie degli Uffizi è stato chiesto di essere l’istituzione capofila di questo primo museo italiano dedicato a chi migra da una sponda all’altra, non importa quale sia la partenza o dove sia l’arrivo.
In queste ore un ponte comune organizzato dalle Forze dell’Ordine sta facendo giungere a Lampedusa il primo corpus di opere dalle Gallerie degli Uffizi , dal Museo del Bardo di Tunisi, dal Mucem di Marsiglia, dal Museo Storico Navale della Marina Militare e dal Museo Correr di Venezia, dal Museo Pelagalli “Mille voci mille suoni” (Bologna), dalla Biblioteca Panizzi (Reggio Emilia), dal Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina (TP), dal MUDIA di Agrigento, dai musei Abatellis e Salinas, e dalla Fondazione Sicilia – Villa Zito (Palermo).
In mostra anche una speciale sezione “della memoria” con reperti originali del naufragio – poi ripreso da Gianfranco Rosi in “Fuocoammare“, Rai Trade -, disegni di un ragazzino, Adal che narrano le torture del sanguinario regime eritreo contro chi fugge dai campi e viene ripreso; e alcuni disegni di una piccola bimba siriana, insieme ad un frammento bellico della Seconda Guerra Mondiale.
Cresce dunque la forza d’attrazione di una capitale speciale: quell’isola rocciosa e dal mare azzurro, casa di poco più di 6000 abitanti, quel piccolo contesto che sembra invece reccogliere un continente, due continenti, un mondo. Mi si perdoni la citazione biblica, ma sembra proprio un piccolo granello di senapa che cresce con i giganteschi rami del dialogo.
Foto in copertina tratta dalla pagina FB LAMPEDUSA https://www.facebook.com/LAMPEDUSA-115795550275/?fref=photo
Le foto di Lampedusa e del sindaco Giusi Nicolini sono tratte dalla pagina FB del sindaco
Per la Soprintendenza di Agrigento mia cognata Antonella Polito