di Gabriele Bonafede
È appena incominciato l’incontro decisivo per la vertenza Almaviva tra le parti sociali al Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) a Roma, previsto per oggi alle 14.00 con la partecipazione del governo. Si tratta dell’ennesima puntata di una vertenza che finora non ha portato frutti per la sorte di 1670 dipendenti del call center di Palermo e altri 1300 circa a livello nazionale, dei quali 900 a Roma.
Si cerca di trovare un accordo per evitare il licenziamento e ridiscutere i rinnovi contrattuali. Una situazione difficile e complicata che da settimane ha mobilitato molte personalità della cultura, dello spettacolo e dello sport con l’hashtag #iosonoalmaviva oppure #siamotuttialmaviva.
Uno slogan che non è lontano dal vero, almeno a Palermo: 1670 licenziamenti, più l’indotto, sarebbero un colpo pesante all’economia del capoluogo siciliano, già in grande difficoltà per qualcosa come 40 vertenze drammatiche che coinvolgono almeno 7000 lavoratori.
Davanti al MISE si sono raggruppati molti dipendenti in lotta che fanno sentire la propria presenza con un nutrito presidio. Al vertice dovrebbe partecipare il vice ministro Teresa Bellanova, i sindacati e rappresentanti dell’azienda e dei lavoratori.
L’incontro, però, non sembra partire con i migliori auspici, per lo meno a sentire la Cisl: “La sensazione è che l’azienda abbia deciso per i licenziamenti. Non abbiamo avuto più alcuna notizia dallo scorso 5 maggio e questo ci tiene in tensione” ha dichiarato alla stampa Eliana Puma della Fist Cisl Palermo.
L’azienda chiede di inserire nel contratto la flessibilità sulle ore di lavoro, mentre i sindacati chiedono che vengano introdotti degli ammortizzatori sociali per garantire lo stipendio ai dipendenti e trovare una soluzione.
La vicenda è seguita dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ieri sera ha twittato, a margime dell’incontro con lavoratori, sindacati e l’assessore Giovanna Marano: “Oggi incontro con lavoratori #Almaviva. Auspico che domani possa riprendere un confronto che porti a una soluzione”.
Presente al MISE anche Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, anche lui con una frase su twitter “Al @MinSviluppo per vertenza #Almaviva e sostenere la lotta dei lavoratori”.
I sindacati, oltre al presidio davanti al MISE e ai vari call-center Almaviva in Italia, hanno anche indetto una giornata di sciopero dei lavoratori Almaviva per oggi. Ecco il comunicato:
“Sciopereranno per l’intero turno il prossimo 24 maggio, giorno del tavolo al Mise sulla vertenza, i lavoratori di Almaviva di tutte le sedi dell’azienda.
A deciderlo, le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcolm. Alle 13, durante l’incontro, si terrà un sit-in davanti alla sede del ministero così come davanti a tutte le Prefetture delle città coinvolte nella vertenza, come Palermo, Roma e Napoli.
“Condividiamo la scelta assunta dalle segreterie nazionali, se al tavolo del 24 maggio non ci saranno risposte immediate e provvedimenti certi, le proteste saranno ad oltranza”, spiegano Francesco Assisi, segretario Fistel Cisl e Eliana Puma, Rsu Fistel.
“Come sostenuto in questi giorni, bisogna portare la protesta a livello nazionale e in tutte le sedi, per poi ribadire con forza al tavolo di Roma richieste come la proroga dell’accordo di solidarietà attualmente in vigore (che garantisce, tra l’altro, l’anticipo della quota Inps da parte dell’azienda e la solidarietà verticale chiesta dai lavoratori); la garanzia per ulteriori ammortizzatori sociali che diano copertura superiore a 24 mesi, l’impegno che nessuna commessa venga spostata dai siti colpiti dalla procedura”.
Essenziale anche, secondo la Fistel, “l’intervento immediato del Governo nazionale per l’applicazione delle clausole sociali nei cambi di appalto, la tutela contro le gare al massimo ribasso e le delocalizzazioni. A rischio c’è tutto un settore che occupa oltre 80 mila addetti in Italia”, concludono Assisi e Puma.”
Il nodo della vertenza, in una prospettiva a lungo termine, rimane comunque il problema delle delocalizzazioni selvagge e senza regolamenti. Un tema da regolamentare perché si garantiscano il lavoro in Italia, da un lato, e la qualità del servizio per i clienti, dall’altro lato.