di Gabriele Bonafede
Forse passerà alla storia come “Il campionato di Santa Rosalia”: è il torneo appena concluso dal Palermo con una meritata salvezza all’ultimo respiro. E dove la Santuzza sembra “averci messo del suo”. Con annesso ringraziamento e acchianata su Monte Pellegrino di alcuni dei giocatori più rappresentativi di questa squadra segnata da una tribolata quanto indimenticabile stagione.
Qualcuno ha dato del blasfemo ai giocatori che si sono recati al santuario per ringraziare. Ma, evidentemente, è qualcuno che non conosce gli insegnamenti della Santuzza di Palermo: che non ne conosce, forse, la storia. La storia di Santa Rosalia e la nota leggenda sono infatti un insegnamento che vale per i credenti e anche per i non credenti.
E sono insegnamenti che valgono anche nel calcio come sport e non come sordido business, quindi nel calcio come è concepito dalla stragrande maggioranza di tifosi rosanero, compresi gli ultras che ogni tanto sbagliano. Insegnamenti che sono più che esemplari.
Santa Rosalia, infatti, non è stata solo una giovane donna che ha combattuto in tempi terribilmente avversi per le parità di diritti e l’autodeterminazione delle donne. È anche un personaggio storico, per lo meno nella leggenda tramandata, che ci ricorda il senso della correttezza e soprattutto il valore della gratitudine. Che sia gratitudine proveniente da un miracolo o meno. Che provenga dalla fortuna, come quei due pali all’ultima giornata, oppure dalla forza di volontà o da quello che si vuole: per cose importanti e meno importanti.
E, va detto, la gratitudine nel calcio di oggi non solo è cosa troppo spesso dimenticata, ma è anche qualcosa che è più importante del mero fatto calcistico: una società in serie A significa anche lavoro per molti concittadini. E il lavoro è cosa seria e certamente non futile. Fare l’acchianata a Monte Pellegrino è un atto di gratitudine nella buona e nella cattiva sorte, ovviamente più spesso è voluta nella buona sorte, soprattutto per uno scampato pericolo.
In questa Palermo dove, tranne alcune eccellenze culturali, si vive una stagione di forte declino economico e del lavoro, il mantenimento della serie A rappresenta il mantenimento di una posizione per molti che lavorano nella società US Città di Palermo e molti altri che lavorano nell’indotto. Basterebbe questo. Ma è anche un segnale di speranza, di mood positivo verso il futuro. Che, nei momenti di difficoltà, ci vuole come il pane.
La stagione calcistica rosanero è stata piena di difficoltà, spesso anche autolesionistiche com’è nel vizietto dei palermitani di nascita e d’adozione. Difficoltà che sono state risolte in maniera quasi miracolosa. Miracolose alcune vittorie grazie ai legni degli avversari e alle parate di Sorrentino (ma anche di Posavec e Alastra). Miracolose alcune reti degli attaccanti, da Gilardino a Vazquez (migliori marcatori) passando per Trajkovski e Hiljemark.
Ma miracolosa è stata soprattutto la tenuta nei confronti di un calcio malato. Che, a molti tifosi rosanero, sembra aver voluto la retrocessione del Palermo a tutti i costi, anche a costo di tenersi il Carpi (privo di seguito calcistico) in massima serie. Non sondiamo qui i motivi di innumerevoli attacchi mediatici e calcistici nei confronti del Palermo. Basti pensare che per mesi lo sport nazionale italiano è passato dal “calcio” al “tiro-a Zamparaini”, che è anche, al momento, il “tiro-al-Palermo”.
Due numeri su tutti: il Palermo ha ottenuto un penalty a favore su 38 gol realizzati mentre il Carpi ne ha ottenuto uno ogni 4 gol. Si tratta di un abisso tra le due situazioni che è statisticamente significativo. È infatti una concomitanza le cui probabilità di avverarsi equivalgono al verificarsi di un intero agosto di neve a Porto Empedocle. Ed esperti in statistica come bookmaker sanno di cosa sto parlando. Qualcosa che, unito a tanti altri episodi, fa pensare. Molto.
Ma la Santuzza è la Santuzza, e che “sia stata lei” o meno, poco importa. La gratitudine, sia pure nella sola fortuna, va espressa. O per lo meno è giusto farlo.
Il campionato 2015-2016 non è stato solamente quello dei miracoli effettivi o supposti che siano, o dei “complotti” reali o teorici. Pochi si sono accorti che questa stagione segna una serie di record nella storia ultracentenaria del sodalizio rosanero. Il primo è che il Palermo ha realizzato il suo millesimo punto in serie A, precisamente nella partita Palermo-Frosinone 4-1, passando da 999 a 1002 punti con quella vittoria.
È stato segnato anche il gol numero 1100 in serie A, se non sbaglio da Trajkovski, e anche questo nella partita Palermo-Frosinone 4 – 1, sempre con Ballardini alla guida. Non basta, con questa stagione il Palermo raforza il sedicesimo posto nella speciale “classifica perpetua di serie A” (https://it.wikipedia.org/wiki/Serie_A_2015-2016), sopra il Vicenza e si avvicina al Parma, che al momento milita in Lega Pro. Inoltre, il Palermo con questa stagione si è portato a 992 partite giocate in serie A. Con la salvezza si è assicurato la possibilità di giocare la millesima partita in massima serie, il che avverrà all’ottava giornata del prossimo campionato.
Insomma, è stato un campionato storico: il campionato di Santa Rosalia e del millesimo punto.
Ed ecco il gol numero 1100 del Palermo in serie A, segnato da Aleksandar Trajkovski. Merita:
Foto in copertina di Carmelo Busardò.
Foto di Alberto Gilardino tratta dalla pagina FB Palermo Calciomercato 24H su 24