di Gabriele Bonafede
Palermo salvo e che vince con tutti… e contro tutti. Vince con tutti i tifosi che riempiono di nuovo il Barbera come una bomboniera: rosanero dappertutto, cori fantastici, cuore e brividi, lacrime e gioia. L’urlo del gol “come una bomba”, come ai vecchi tempi. E, finalmente, la festa finale per la stagione più folle nell’ultracentenaria storia del club amato nella Conca d’Oro e oltre.
Vince con tutti, compreso Miccoli in tribuna, compresi tutti i tifosi vicini e tutti i tifosi lontani. Vince con i palermitani di tutto il mondo a trepidare fino all’ultimo secondo davanti al teleschermo, con il rosa nella sciarpa e nel petto.
Vince con i senatori: Maresca su tutti, che trova la palla del 2-1 dopo il momentaneo e incredibile pareggio del Verona. Ma soprattutto vince con Vazquez che gioca forse la migliore partita in rosanero, segnando e trascinando, prendendo i soliti calcioni, il solito cartellino giallo eccessivo rispetto alle pedate che hanno subito di continuo le sue gambe e le sue caviglie.
Vince anche con Santa Rosalia che da lassù, da un Monte Pellegrino stasera tutto in rosa-speranza, soffia sul pallone calciato dagli scaligeri quel tanto che basta per farlo finire sul palo. E per ben due volte, nel primo tempo di Palermo-Hellas.
Il Palermo vince anche contro tutti: anche stasera contro numerose decisioni del direttore di gara che fanno restare di stucco, tranne una, anche se decisiva. Vince soprattutto contro se stesso e contro critiche eccessive della sua stessa tifoseria nell’arco del campionato più balordo della storia del calcio, e non solo del Palermo. Otto cambi tecnici in una stagione sono probabilmente un record assoluto in tutti i campionati in Italia e nel mondo. Vince, quindi, anche contro le boutades e i colpi di testa del suo presidente, che stavolta ne ha combinate veramente troppe.
Vince anche contro un sistema-calcio che ha palesato di non volere un “ribelle” come Zamparini in serie A. E vince anche contro certa stampa che ha sempre affondato il coltello quando ha potuto, facilitata dal caratteraccio del presidente e dai troppi palermitani che tifano le strisciate anziché la propria squadra. A un certo punto il “tiro-a-Zamparini” (che è stato anche il “tiro-al-Palermo”) è diventato lo sport nazionale in Italia, in un’orgia di malizie e bufale senza fine nei confronti di un uomo che, va detto, ha quasi 75 anni.
Vince contro una serie di decisioni sfavorevoli dei direttori di gara che hanno costellato tutto l’arco della stagione: solo un penalty fischiato a favore dei rosa nell’arco di 38 partite, ovvero in oltre 3420 minuti di gioco; decine di cartellini gialli ricevuti per falli veniali e a volte inesistenti, centinaia d’interventi sulle gambe dei propri attaccanti raramente sanzionati a norma di regolamento.
E poi la serie di regali indecenti al Carpi, diretta concorrente. Non solo nell’arco del campionato, ma persino nella volata finale. Gli emiliani hanno beneficiato nelle ultime giornate di ben quattro penalty a favore, mettendo alla prova la fantasia inventiva di una serie direttori di gara particolarmente creativi.
Ma questa squadra ha dimostrato di essere più tosta di tutto e di tutti. Con una volata finale immensa: 11 punti in cinque partite, con una media da Champions. Forse, chi pensava che fosse una squadra modesta deve ricredersi. E trovare altrove i motivi di un campionato da salvezza anziché da centro-alta classifica.
Il Palermo vince soprattutto contro un grande Hellas Verona, una squadra stasera come una settimana fa contro la Juventus, semplicemente gigantesca. Gli scaligeri hanno dimostrato una volta di più che avrebbero meritato la salvezza più dell’Udinese. Anche la squadra veneta ha avuto una stagione particolare con soli 8 punti nel girone d’andata e ben 20 nel girone di ritorno. Unica squadra capace di battere la Juventus e segnargli due gol nel girone di ritorno.
Onore all’Hellas Verona che ha giocato con un impegno che copre di vergogna il Milan visto contro il Carpi qualche settimana fa. E, va detto, per una volta al Palermo è stato convalidato un gol viziato da fuorigioco. Ma sarebbe andata in maniera diversa? Con quel pubblico è difficile. E soprattutto, di regali al Carpi e di torti al Palermo se ne sono visti troppi nel corso del campionato.
Ma soprattutto onore al pubblico di Palermo che, per quanto sconcertato per l’intera stagione dalle decisioni del presidente Zamparini, ha risposto “presente” all’appello decisivo: Barbera pieno e cori da brivido. Onore soprattutto a Ballardini… ah se non fosse stato esonerato troppo presto! Questa salvezza “è stata un capolavoro”, come ha detto lui stesso. Questo Palermo di fine stagione è stato un capolavoro. Un capolavoro di tutta la squadra e di Gianni Di Marzio, che ha guidato il rosa alla salvezza dalla cabina di regia manageriale.
È dunque festa-Palermo, festa rosanero, festa a Monte Pellegrino come a Ballarò e al Barbera, all’Albergheria e al Borgo, in Via Libertà e a Borgo Nuovo, al Villaggio Santa Rosalia e a Piazza Politeama. Delirio, nella partita più bella e più sentita di tutta la stagione. Con i gol forse più belli, sicuramente più sentiti: Vazquez, con il suo sinistro alla Gigi Riva, preciso e potente verso la rete. Maresca, con la caparbietà del trascinatore in un colpo di testa a rimbalzo barbino. E Gilardino, che con il “suo” colpo di testa fa 10 gol in una stagione da 10 e lode: sempre con collo e maglia sudate centimetro per centimetro, zolla d’erba su zolla d’erba, respiro su respiro.
E il Palermo è salvo. Rimane in serie A, all’ultimo respiro, in una delle stagioni che si ricorderanno per molto tempo alle falde del Pellegrino.
Le foto dello stadio Renzo Barbera in copertina e nel testo sono di Carmelo Busardò. La foto di Gilardino è tratta dalla pagina Facebook Palermo Calciomercato 24 H su 24.