di Giovanni Rosciglione
Non è che io avessi dubbi su come votare al Referendum di ottobre. E non è anche che pensassi di avere dagli interventi di Maria Elena Boschi e di Luciano Violante elementi di analisi utili ai convincimenti che già ho maturato.
No! Sabato mattina sono andato alla “Tonnara Florio” per due motivi diversi. Il primo è quello del fascino evocativo di quel posto magico. Di quella Tonnara turrita su un golfo che si completa con lo splendore del cosiddetto “Ospizio Marino”.
Il secondo (e qui arriviamo alla passione del “Politofilo”) perché sapevo bene che quell’evento, oltre ad aprire una campagna referendaria – che comunque in Sicilia di tutto si occuperà tranne che misurare il tasso di bisogno di rinnovamento e di modernizzazione di una classe politica e di un elettorato che (non ho bisogno di spiegare perché) tutte le voglie ha, tranne che quella del vero cambiamento – pensavo che quella potesse essere una prima prova di integrazione e compatibilità di due diverse culture politiche.
Una prova, insomma, la prima che io ricordi da qualche anno e soprattutto – da quando i rapporti tra minoranza e maggioranza del PD si sono fatti scintillanti – di avvicinamento. Di alleanza tra i due ceppi culturali del partito e di contaminazione tra due differenti e quasi antagoniste schiere di militanti: la Galassia Renziana da un lato (che in Sicilia non è maggioranza) e quella “dialogante” degli Orfiniani siculi di rito dalemiano.
Una “ciarata i mussu” – noi diciamo – che ha il solo torto di essere in ritardo di qualche anno.
E pensavo bene, perché questo era evidente dalla composizione del “parterre de roi” e perché la bellissima e bravissima ministro Boschi (una che come Renzi non è EX di nulla) e un tonico ed efficacissimo Violante, che da tempo si è ritagliato un suo credibile spazio di uomo di frontiera, erano i protagonisti ideali per realizzare questo obiettivo.
La prima ha soprattutto ricostruito con implacabile logica l’iter legislativo della Riforma, dimostrando pitagoricamente la inconsistenza del farfugliare delle opposizioni, sia nel merito dei contenuti sia nel metodo parlamentare, e ha motivato le ragioni storiche e culturali di quello che la vittoria del SI determinerà come uno Stato più vicino al cittadino e più democratico.
Il secondo ha ridicolizzato (con eleganza) le argomentazioni del partitello degli insaziabili costituzionalisti (tutti con almeno due pensioni d’oro), ha ricostruito le ragioni storiche dei difetti della nostra Costituzione già evidenziati dagli stessi Padri Costituenti, con un pertinente confronto con la Carta della Germania. Ed ha trovato anche il modo di dare una stoccata all’invadenza di quella parte della Magistratura che pensa di essere depositaria per volontà divina della custodia morale del paese.
Tutto bene dunque? Soddisfatto? Il PD siciliano esce più forte, coeso e credibile da momenti politici come questo? Insomma, a me è piaciuto e certo male non ne ha fatto. Ma … ma…
Forse tra quelle centinaia di persone che ieri stipavano il salone della Tonnara col Leone alcune (e anche molte) hanno maturato convinzioni e acquisito argomenti buoni per la campagna elettorale e utili anche al rafforzamento di una base valoriale e culturale nuova che dovrebbe essere quella comune a un partito nuovo come il PD. Forse.
Ma mentre tutti attendevamo l’inizio dell’intervista, che è avvenuto con l’immancabile ora di ritardo, ho potuto ascoltare il commento di un Docente Universitario di materie giuridiche che, alla domanda circa il suo assenso alla riforma, affermava – mentre cercava di sedersi nei primi posti a favore di telecamera – che queste riforme non lo convincevano e doveva ancora rifletterci. Giusto! Ma allora perché era lì?
Subito dopo un Imprenditore della comunicazione – discettando sul momento – faceva sapere che il personaggio politico che lo convinceva di più era De Magistris. Gli ho mormorato che consideravo il Sindaco di Napoli un poco come Masaniello. Ma ha fatto finta di non sentire.
A questo punto – nell’ora di attesa – ho dato uno sguardo alla platea che (almeno per metà) mi era familiare. E ho capito che gli applausi ci sarebbero stati. Ma pochi, molto pochi erano interessati alle Riforme e ancora meno lo erano per una svolta organizzativa del PD.
Erano lì per “farisi viriri” (farsi vedere) e pochi, ma molto pochi, da domani avrebbero avuto motivazioni in più per diventare attivisti del Referendum, impegnati nei tavolini di propaganda o nel vecchio porta a porta di agitpropiana memoria.
Io spero e credo che il SI vincerà al Referendum. E farò di tutto per favorire questo risultato. E spero anche di sbagliarmi in questo mio pessimismo.
Ora debbo ammettere che non so se da Roma in su la situazione del PD sia diversa, ma, almeno per Palermo e la gran parte della Sicilia, sono convinto che il nostro PD non è un partito: cioè una libera comunità politica e culturale che, come prevede l’articolo 49 della Costituzione, consenta ai cittadini elettori di determinare la politica nazionale e locale. Ma è un più o meno dignitoso accampamento di tribù di correnti, che nella maggioranza dei casi non hanno nemmeno la dignità di una comune storia culturale.
Maria Elena Boschi e Luciano Violante sono stati brillanti e convincenti, ma – e questo lo sappiamo – anche vincere un Referendum non basta per cambiare l’Italia. Perché questa è la giusta ambizione del Governo.
Dice, a proposito, Vezio Crisafulli : “I partiti sono quindi “portatori di altrettante diverse concezioni dell’interesse generale”. Il loro ruolo consiste nel “decantare l’immediatezza degli interessi particolari, commisurandoli alla stregua di una interpretazione dell’interesse generale”, nel proporsi infine di influire in principio, in genere, sulle decisioni politiche della comunità statale.”
Questo dovrebbe essere un Partito che ha l’ambizione di cambiare un Paese, questo dovrebbe essere un Partito che può selezionare una nuova classe dirigente.
E quando parlo di “selezionare”, penso anche alla capacità di filtro che le sue strutture territoriali dovrebbero avere per prevenire candidature che ci preservino da coinvolgimenti in fatti di mafia e corruzione.
E’ questo oggi il PD almeno qui da noi?
Se guardo al Governo della nostra Regione e a quello delle grandi città c’è (per chi li ha) da mettersi le mani ai capelli.
Insomma: bellissimo l’evento della Tonnara, ma siamo davvero pronti per fare quello che diciamo di voler fare?
Le foto in copertina e nel testo con Boschi e Violante e la foto della tonnara Florio sono di Giovanni Rosciglione.
La foto di Maria Elena Boschi è tratta da Wikipedia
La foto di Renzi in direzione è di Angelo Argento
Per una volta sono completamente d’accordo con Giovanni Rosciglione…Vorrei ricordargli che Renzi, da segretario del Pd, dovrebbe intervenire energicamente proprio per evitare il rischio di infiltrazioni e inquinamenti…Ma non sono sicuro che abbia la voglia, la forza e il tempo per farlo…