di Gabriele Bonafede
Scende la notte, una notte dal buio pesto, nera, sul Palermo calcio. Ma non solo: è notte fonda per tutto il calcio italiano. Una notte che non vien fuori solo dalla follia dei cosiddetti “tifosi”, di qualsiasi colore siano, ma anche da tutto il sistema-calcio in Italia e ben oltre.
Dopo l’eliminazione completa dalle coppe europee, è stata una settimana da incubo con una serie di batoste al calcio italiano in pochi giorni. Batoste che i media e i nostri potentati del pallone fanno finta di non vedere. Iniziata con le follie di direttore di gara e Higuain in Udinese-Napoli e quelle, ormai solite, del derby di Roma, prosegue con il coinvolgimento nelle Panama Papers del nuovo presidente Fifa: italiano anche lui. Poi la cosiddetta “giustizia sportiva” che usa due pesi e due misure tra Napoli e Juventus, e quindi le voci sul dopaggio di Ibrahimovic alla Juventus. Una settimana semplicemente spaventosa, ma quasi inosservata dai media.
Infine i fatti di Palermo. Una domenica che parte malissimo già nel pomeriggio: scontri e guerriglia in pieno centro, in Via Libertà, con mostruosi pestaggi senza alcun senso. In un video ampiamente pubblicato, si vede un gruppo di tifosi, apparentemente laziali, che prende a calci in testa un tifoso rosanero inerme per terra.
Palermo-Lazio, persa 0-3 dai rosanero, è stata una partita sciagurata e segnata fin dall’inizio. Se l’avesse vinta il Palermo, i laziali avrebbero provocato disordini e viceversa. Eppure è stata permessa, dopo i fatti di Roma, la presenza di ultras laziali in città e negli spalti. Ultras laziali che hanno proseguito con provocazioni di ogni genere ciò che era iniziato in città, poi placati dalle vicende sul campo.
Il Palermo, privo di Vazquez, si squaglia in soli 15 minuti prendendo due gol. E lì finisce la partita. Dalla Curva Nord piovono numerosi e pericolosi petardi sul campo lanciati dalla zona degli ultras. Poi piovono fumogeni anche dalla Curva Sud, da parte di ultras della Nord che evidentemente hanno fatto, indisturbati, il giro degli spalti per lanciarli anche dall’altro lato.
Allo stadio Barbera ci sarebbe stato un arsenale di petardi, stando a voci sui social tra tifoserie nelle ore precedenti. Circolavano voci di ben 200 petardi e gli ultras con bastoni, spranghe e bombe carta nascoste da qualche parte vicino lo stadio. Solo voci, ma che confermano un clima che non sembra sia stato nemmeno considerato dal mondo dei media e dalla sicurezza.
Ma come è possibile? Dentro lo stadio non si può entrare con una bottiglietta vuota ed entrano invece decine di petardi? E non c’è nessuno che controlli queste persone anche fuori dallo stadio? Riescono a eludere stretti controlli? Difficile crederlo. Ne consegue che i veri tifosi abbandonano gli stadi, che si riempiono invece di pericolose bande, alle quali è permesso di far entrare di tutto nell’impianto sportivo.
Il calcio italiano è marcio. Eppure si continuano a vedere trasmissioni TV dove si fa finta di niente, e non si parla d’altro che di vicende inutili di alcuni grandi club che sono proprio alla guida di questo sistema. Due, anche tre ore dedicate alle solite squadre, in un lago di noia mortale e visibile ipocrisia. I campionati li vincono sempre le stesse squadre, ci sono sempre gli stessi aiutini, ci sono sempre le stesse cose che sembrano imbrogli. Magari poi non lo sono, ma hanno tutta l’aria di esserlo.
Non sembra esserci, invece, una netta posizione in TV e nei media contro la violenza. Anzi. Vediamo, ogni giorno di più, tristi personaggi in TV, anche palermitani, che sono essi stessi il simbolo della violenza e della sopraffazione. Li vediamo persino essere intervistati, parlare pubblicamente, arringare e mandare messaggi di violenza a milioni di telespettatori, a volte in un italiano stentato.
C’è una gestione spaventosa del calcio e dell’informazione in generale, con personaggi improbabili che si ergono a soloni dello sport e di tanto altro, e sono solo capaci di istigare ulteriore violenza.
Nello specifico del calcio, c’è anche una palese ingiustizia sportiva che sembra soffiare come un mantice sul fuoco della frustrazione. Una “giustizia sportiva” che a vederla dall’esterno sembra non abbia nulla a che vedere con lo sport, e che non fa altro che peggiorare una frustrazione generale che, anch’essa, non ha nulla a che vedere con lo sport.
I tifosi del Palermo fino a un anno fa erano tra i più pacifici e corretti. Nell’anno della retrocessione, pur avendo tutta la frustrazione possibile, si sono classificati secondi nella coppa disciplina. Oggi, anche a Palermo, ci sono contestazioni furibonde e che non sono soltanto dovute alle decisioni ondivaghe e incomprensibili del presidente Zamparini. C’è sicuramente qualcosa di più.
Va anche detto che il pesce puzza sempre dalla testa. E la testa del calcio è facile riconoscerla. Non ci vuole il commissario Montalbano: basta un briciolo di buon senso per individuarla. Il calcio di oggi, specchio della società italiana, sembra proprio una piramide di fango, per dirla con Camilleri.
Regna l’ignoranza, l’iniquità, l’antisportività, la vergogna, persino nelle competizioni giovanili. I giocatori di Palermo e Lazio assediati allo Stadio Barbera sono solo la conseguenza di una gestione dissennata del calcio, e non solo. Una gestione senza alcun rispetto per lo sport e il vivere civile, e che genera questo genere di folla senza cervello.
La violenza negli stadi è il sintomo di una malattia generale. Che si continua, imperterriti, a non voler vedere. E che invece si continua a fomentare e a sostenere, infettandola di commenti, interventi e interviste idiote in ogni trasmissione televisiva sul calcio. E non solo sul calcio.