di Maria Luce Schillaci
Dire che affrontare i testi di una come Oriana Fallaci sia come scavalcare l’Himalaya è dir poco. Nessuno è come lei e nessuno lo sarà mai. In fondo è quello che sembra più normale ma estremamente difficile da comprendere nei rapporti quotidiani, ovvero che ognuno è se stesso e mai replicabile perché si potrebbe solo parlare di “minestre riscaldate”.
Dunque qua si è affrontata una “persona”, i suoi scritti, le sue emozioni, le sue esperienze, il suo sentire. Estremamente difficile se si parla di Oriana Fallaci. Perché si è vero, dice il detto “ognuno è quello che è”. E “lei” era davvero un enorme mondo, una grande forza, capace di andare “oltre”, capace di andare “contro”. Ecco.
Ho conosciuto la Fallaci. Dopo. Nel senso generazionale del termine. Ma mi ha trasmesso molto solo come i grandi comunicatori sanno fare. Mettersi nella “pelle” di una come la Fallaci è davvero difficile.
Un’impresa immane e anche coraggiosa. Parlo in “prima persona” non come fanno i critici esperti, questo perché, pur essendo una giornalista, voglio esprimere emozioni oltre a una sterile critica. Emozioni che personalmente ho provato ascoltando una grande attrice, termine riduttivo in questo caso rispetto al soggetto.
Dire che Maria Rosaria Omaggio abbia “interpretato” le parole della Fallaci credo sia estremamente riduttivo. Io parlo di altro, parlo di “catarsi”, di immedesimazione. La Omaggio in quel momento è Lei. E non solo fisicamente (somiglianza impressionante).
È lei, le frasi, i modi, le gesta. E gli occhi. Lo sguardo è lo stesso. Lo so, forse non è professionale parlare in prima persona sui “pezzi”, ma come fare? Posso dire a chi legge che ho recepito una grande, forte emozione, questo mi va di scrivere, seppure mi ero messa in testa di fare una “normale” e tradizionale recensione.
No. Questo scrivo. Questo ho provato.
“Le parole di Oriana – Omaggio a Fallaci in concerto”, è il titolo dell’evento messo in scena al teatro Secci di Terni lo scorso 12 marzo, e altrove in Italia. A dieci anni dalla sua scomparsa questo spettacolo è stata un’occasione per capire meglio chi è stata e come ha letto la seconda parte del secolo scorso la giornalista, la scrittrice, la donna.
Le musiche eseguite dal vivo dalla pianista ternana di fama internazionale, Cristiana Pegoraro, le sue composizioni oltre ai brani classici amati dalla Fallaci, hanno suggellato le mie emozioni. E alla fine la commozione è stata inevitabile. Autentica. Come dicevo: la catarsi!
Vietnam, Torri gemelle… Che brivido! Che brivido Oriana! Che brivido Maria Rosaria! Che brivido Cristiana! Che le nuove generazioni comprendano e non disperdano questo immenso esempio.
Con questo articolo Maria Luce Schillaci inizia la sua collaborazione con maredolce.com.