di Viviana Di Lorenzo
Dal 2013, il 21 marzo è diventata la Giornata Internazionale delle foreste, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di diffondere e rafforzare la consapevolezza mondiale del valore degli alberi. È risaputo che essi svolgono importanti funzioni dal punto di vista della respirazione, grazie alla loro capacità di eliminare l’anidride carbonica dall’aria che respiriamo; per questo le foreste vengono associate ai “polmoni” del mondo. Ma forse un’altra loro capacità fondamentale è meno conosciuta, perlomeno ai non esperti del settore, e riguarda la possibilità di filtrare l’acqua, grazie al lavoro delle radici, che la rendono più pulita e le permettono di scorrere attraverso il sottosuolo, per lunghi percorsi. Non viene filtrata solo l’acqua piovana, ma anche quella che arriva nei laghi, fiumi o nelle falde sotterranee.
Gli alberi ci permettono di usufruire di uno dei beni più preziosi al mondo, ovvero l’acqua, di cui disponiamo nelle nostre case e che adoperiamo per l’agricoltura o per l’industria. È per questo motivo che quest’anno il tema principale della giornata è il rapporto tra le foreste e l’acqua, che viene celebrata il 22 marzo di ogni anno. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), “quasi l’80% della popolazione mondiale è a rischio per la sicurezza dell’acqua. Entro il 2050 2,3 miliardi di persone vivranno in aree sottoposte a un grave stress idrico: soprattutto in nord e sud Africa, in Asia meridionale e centrale”. Inoltre grandi città come New York, Mumbai e Bogotà, utilizzano le foreste per le loro riserve idriche e questo è un dato destinato ad aumentare, se si pensa alla continua crescita della popolazione mondiale e dunque delle aree abitate, che richiederanno maggiori quantità d’acqua.
Nonostante da molti anni vengano diffusi i benefici che l’uomo può trarre dalle foreste, esse continuano a diminuire con relative conseguenze sulla nostra vita. I pericolosi mutamenti climatici che peggiorano di anno in anno e le catastrofi ambientali che colpiscono numerosi Paesi, potrebbero essere ridotti e controllati grazie agli alberi. Le foreste tropicali sono notevolmente diminuite in Sud-America, Africa e Asia mentre una forte azione di rimboschimento è stata riscontrata in Asia subtropicale. Ma il problema persiste se si pensa che, secondo i dati riportati dalla FAO nel 2014, l’area mondiale occupata dalle foreste è diminuita di 5,3 milioni di ettari l’anno.
La foresta è di vitale importanza per tutti gli indigeni che vivono grazie agli alberi, ma anche per le numerose specie di animali e piante che la popolano. Dunque il problema della deforestazione è molto serio. Anche perché, con il passare degli anni, la disponibilità di acqua può essere messa a dura prova, con relativo aumento delle problematicità legate alla sopravvivenza di tutte le popolazioni.
La FAO rende noto che l’esistenza di foreste, contribuisce alla riduzione della povertà attraverso la costituzione di posti di lavoro, per coloro che si occupano della loro salvaguardia e della prevenzione degli incendi boschivi. Inoltre saper gestire al meglio le risorse idriche può avere dei risvolti positivi dal punto di vista economico perché “ogni dollaro investito nella protezione, potrebbe evitare una spesa che va da 7,5 a 200 dollari in costi per il trattamento delle acque”.