di Salvo Pistoia
Si volava sulle onde della frequenza modulata. Era un continuo va e vieni, nonostante l’Italia si muovesse tra congiunture economiche, dubbi e fallimenti politici, la voce lunga delle radio libere la faceva da padrona. Tutti coinvolti e affascinati, dal conduttore che conoscevi, quello della porta accanto, che alla fine scopiazzava qua e là dai conduttori professionisti, alla telefonata che permetteva di far ascoltare la tua voce e il tuo pensiero.
Noi che presentavamo alla radio, chi più chi meno, avevamo un retaggio o una sana passione per l’elemento musica. Chi scrive, quando sbarcò in una radio metropolitana, dopo l’esercizio in quella della provincia, spulciava tra le mille emissioni discografiche, conclamate o meno dal successo. Lucio Dalla, stava aprendo il percorso che lo avrebbe portato alla popolarità, Venditti già da qualche anno aveva scalato classifiche e gradimento, stesso discorso con De Gregori.
Quando mi ritrovai quell’album scarno nella grafica e nella confezione, fui incuriosito per la semplicità delle note e dalla etichetta che rappresentava la storia della discografia. Rimasi folgorato da uno slang che coniugava lingua partenopea a melodia contemporanea, non erano tracce buttate là per caso, ci stava la ricerca, la voglia di proporsi con nuovi schemi, inusitati per la musica italiana che si muoveva ancora tra la canzonetta e l’onda del nuovo cantautorato.
Pino Daniele era il titolare di Terra Mia. Un disco epico, straordinario, che suona fresco ancora oggi.
Quello che segue, è il sunto di un incontro con il bluesman napoletano, durante il tour che celebrava i 30 anni di attività, nell’estate del 2008 a Palermo.
Trent’anni di musica, canzoni e concerti, gli chiesi.
Lui rispose con gli occhi lontani come se guardasse verso il golfo di Napoli: “Il tempo passa, posso considerarmi fortunato a scrivere o fare musica. La musica aiuta tanto, vedere tanti ragazzi che vengono ai concerti, è un privilegio, una fortuna”
Incalzai sulla nostalgia “Tanta volontà nel rimettere su la band di qualche anno fa” dissi. E Pino Daniele tornò lo stesso al presente “Essenzialmente ci stiamo divertendo. Avevo intenzione di suonare quanto scrivo oggi, con la band di allora, senza sacrificare nulla del passato. Credo che il risultato sia dignitoso.”
“La seconda volta a Piazza Plebiscito, con la diretta televisiva di Rai1 in prima serata”, cercai di rafforzare la sensazione di successo. “La prima, quella del 1981, non era stata documentata da alcun supporto visivo, o quanto meno, ci stavano dei frammenti, non tali da trasformarli in una narrazione. La seconda, è stata una vera chicca, coinvolgente e divertente.”
E mi vennero in mente le nuove voci: “Un’altra voce femminile sul tuo percorso, Chiara Civello…”
“Chiara è romana, ma internazionale nell’anima. Insieme a Giorgia e Irene Grandi, rappresenta quello status di cantanti che prediligo”. “Spesso sei in giro per il mondo – rilanciai – l’idea che l’Italia sia un paese di banditi e cantanti…”.
Ma non mi fece finire la frase e puntualizzò la sua idea d’Italia e musica, e anche sulla Sicilia, in poche parole: “Ci trasciniamo il marchio di paese mafioso e relativo luogo comune. Il futuro, grazie all’informazione, sarà decisivo per uscire da questo cliché. Debbo riconoscere che la Sicilia, terra che amo, negli ultimi anni ha migliorato la sua immagine, puntando su un etica e soprattutto un’informazione diversa. Senza dubbio in Italia, una buona parte della popolazione, vive un contesto di operosa legalità.”
Tornai dunque a Napoli, da dove la sua storia ha avuto inizio: “La tua faccia per una iniziativa lodevole riguardante Napoli… E ancora, non terminai la frase: “Ho desiderato esprimermi per la raccolta differenziata. Ho chiesto un aiuto alle autorità della mia città, e un aiuto ho ricevuto per divulgare un progetto utile ai miei concittadini.”
Parlammo ancora, ma rimase ferma quella frase sospesa di un progetto a lungo termine. Un progetto che è vivo ancora oggi perché la musica rimane, soprattutto quella di Pino Daniele.
In copertina Pino Daniele e Salvo Pistoia a Zafferana Etnea nel 2013.