di Gabriele Bonafede
In molti lo hanno dimenticato, il “grande” proclama di Putin nel volere eliminare l’Isis. Eppure, solo pochi mesi fa, aveva sbandierato il suo intervento in Siria come “guerra all’Isis”. Adesso, dopo che ha rinforzato il regime del criminale neonazista Assad e provocato un ulteriore esodo di disperati verso la Turchia e l’Europa, ritira le sue truppe. Ma continua a fornire armi letali al regime siriano. C’è ancora qualcuno, e tra i primi posti i magnifici media italiani, che considera questo ritiro un mistero. Poveri polli, o peggio.
Ma come? Putin non doveva spazzare via l’Isis?
Molti, moltissimi cinici e sprovveduti gli avevano creduto, soprattutto italiani.
La verità, che emerge ancora più evidente nel ritiro delle truppe russe oggi, è che a Putin di lottare contro l’Isis non gliene importa un fico secco. E non da oggi. Ed è intervenuto per sostenere il criminale Assad e creare un flusso di disperati in rotta verso l’UE.
Inoltre, la “strategia” di Putin è la stessa utilizzata da tempo immemore, fin dai tempi della Russia zarista, nel Caucaso e altrove: dividi et impera. In Siria come altrove (Cecenia, Azerbaijan, Moldavia, Georgia, Ucraina) lo ha fatto massacrando civili: invasioni militari e bombardamenti a tappeto su quartieri di civile abitazione, scuole, ospedali, infrastrutture, per poi negare l’evidenza con una forte organizzazione propagandistica e persino dando la colpa agli altri e alle stesse vittime.
Adesso lo ha detto lui stesso: “missione compiuta in Siria”. Cioè: massacri fatti, Assad sostenuto, milioni di persone che scappano verso Turchia, Grecia, Balcani e UE. E Isis rafforzata nel pozzo di terrore che è la Siria e che da quando sono intervenuti i russi è diventato ben peggiore.
Ha ottenuto anche un’altra porcheria. E cioè far deragliare il processo di riappacificazione che, con grande fatica, si era avviato tra curdi e turchi. Mettendo la Turchia e i curdi stessi in grande difficoltà.
Chi si avvantaggia di tutto questo? Innanzitutto Putin stesso e la cricca di criminali al potere a Mosca. Per fortuna ancora sanzionati dalla UE. Poi il dittatore neonazista Assad, ovviamente. In terzo luogo e indirettamente l’Isis: che sguazza nel clima di apocalittica guerra civile, oggi molto più aggravata rispetto al periodo precedente all’intervento russo, se non fosse per i progressi ottenuti dalla coalizione-Nato in Iraq.
Da non sottovalutare che ci hanno guadagnato anche i partiti neonazisti e antidemocratici europei: brutti ceffi in Francia, Italia, Germania, Slovacchia e tante altre parti dell’UE.
Innanzitutto i siriani e gli iracheni, dove la guerra è stata abbondantemente rinfocolata e complicata da quando sono intervenuti i russi. Sono loro che hanno pagato e continuano a pagare in prima persona: con la pelle, i massacri, le torture, le bombe, la fame, l’esodo e la disperazione. E per giunta trattati molto, molto male da parte della popolazione di Paesi europei cosiddetti “civili”.
Poi hanno pagato, e molto, i cittadini comuni russi. Che hanno pagato, oltre che con fornire giovani mandati alla guerra, con i soldi delle loro tasse per produrre e consumare armi e bombe al fosforo e a barile usate in Siria per distruggere scuole e ospedali e massacrare donne e bambini. E i cittadini russi comuni si ritrovano, oggi, anche con inflazione e povertà ancora più alta a causa delle guerre commerciali di Putin con tutto l’occidente e con la Turchia,
In terzo luogo hanno pagato, e pagano, i turchi e i curdi. Che si ritrovano di nuovo aizzati gli uni contro gli altri, laddove il processo di riappacificazione stava producendo grandi risultati. Anche loro stanno pagando con la pelle, la disperazione e il terrore l’intervento russo in Siria.
Infine, ma non in ultimo, noi occidentali. Stiamo pagando nel trovarci a dover affrontare il pericolo-terrorismo e una crisi immigratoria di proporzioni bibliche con annessi e connessi. Una crisi immigratoria enorme, chiaramente e cinicamente provocata da Putin a tavolino. Con il sostegno di certi partiti e movimenti in Italia e altrove, che hanno tanto da guadagnarci.