
Stadio Barbera. Festa promozione in serie A del 2013. Si andava in pochi a vedere Dybala....
di Gabriele Bonafede
Il problema del Palermo calcio, se ci si pensa bene, non è più Zamparini. Ormai sembra che se ne andrà presto, se le sue dichiarazioni in TV sono vere. E comunque ha un’età che non gli consente di continuare per molto nella proprietà del Palermo. Il problema è cosa ci sarà dopo. Un “dopo” che è dietro l’angolo se si pensa che anche 4-5 anni sono comunque vicini. E se non c’è un pubblico che sostiene la squadra, che sostiene il Palermo in quanto tale, non ci sarà nemmeno una squadra.
A Palermo molti tifosi continuano ad attaccare Zamparini, soprattutto sui social ma anche con proteste e urla a calciatori e dirigenza all’uscita dall’allenamento. Ma sembra che non si tenga conto di questo dato di fatto fondamentale: Zamparini rappresenta ormai il passato del Palermo calcio, o al massimo il presente-futuro per poco tempo.
Ci si chiede dunque cosa ci sarà dopo. E le premesse sono negative. Anche con un potenziale bacino d’utenza che è grande, l’attaccamento di tifosi e pubblico alla squadra sembra muoversi su un comportamento a doppio taglio. Si rischia di attivare polemiche fini a se stesse e a trovare un capro espiatorio.
E restano domande antiche e recenti: chi va allo stadio quando le cose vanno male? Chi andrà allo stadio in serie B o in C se quando il Palermo è quart’ultimo ma pur sempre in serie A succede tutto questo? Si pensa veramente che ci saranno 30.000 spettatori con un campionato di mezza classifica in B o uno in C? E anche se i maggiori introiti arrivano oggi da diritti televisivi e sponsor, si può pensare a grandi entrate solo da questi guardando in TV uno stadio vuoto?
In troppi ci si è dimenticati di “Palermo-Siena”. Per qualcuno, immagino, “Palermo-Siena” non vuol dir nulla. Ma ad alcuni sì. Era il campionato di serie B l’anno prima che arrivasse Zamparini. Palermo dignitoso in B (presidente Sensi) con una salvezza ottenuta con largo anticipo. Ma si veniva da anni e anni di inferno della C. La partita non diceva nulla per la classifica, vero, e non ci si aspettava il pienone. La realtà? Ci furono circa 800 paganti. Non ho dimenticato uno zero: ottocento. E forse anche meno. Partita inguardabile anche in TV, perché uno stadio vuoto fa un “effetto-allenamento” che toglie ogni interesse. Si pensa davvero che sarà diverso una volta che Zamparini sarà andato via?
Il problema del calcio a Palermo, dunque non è Zamparini-sì o Zamparini-no. A tanti interessa del Palermo calcio. Perché siamo palermitani. La verità è che molti se la prendono con Zamparini, ma forse è l’ambiente di Palermo che non è ancora del tutto adatto a creare e mantenere una squadra di prestigio. Perché noi tifosi palermitani non abbiamo ancora imparato che il calcio è fatto di alti e bassi, a prescindere dai presidenti.
E non abbiamo ancora capito che se vogliamo attrarre investimenti nel calcio a Palermo, che siano locali o esterni, ci vuole un atteggiamento diverso. A prescindere da Zamparini. Ma ci si è incaponiti con Zamparini e qui si sbaglia.
Purtroppo ci sono tutte le premesse che il presidente attuale, con tutti i suoi difetti, sia una parentesi. Come quella dell’inizio degli anni ’50, quando Zamparini era ancora un ragazzino: un grande Palermo che durò ben poco. Una parentesi come, purtroppo, lo sono state molte imprese a Palermo. Una città dove negli ultimi anni hanno chiuso innumerevoli imprese storiche, grandi e piccole.
Invece i palermitani dovrebbero amare un poco di più la propria squadra e, soprattutto, la propria città. E non scappare alla prima difficoltà dopo aver avuto entusiasmo con alcuni successi. Solo allora le cose cambieranno e non ci sarà bisogno di dipendere dallo Zamparini di turno. Ma, ahimè, la rassegnazione a sentirsi inferiori e segnati nel declino e nel fallimento è difficile a smontare.
E invece Zamparini potrebbe non essere una parentesi. Nell’articolo precedente su questo tema sono sembrato pessimista, è vero. Ma in realtà è proprio per l’ottimismo che l’ho scritto, e ho trovato con sorpresa che ha fatto il giro d’Italia e oltre.
Perché se noi palermitani siamo convinti che meritiamo di più non facciamo qualcosa perché ciò avvenga? Certo, se ci mettiamo a insultare chi ha fatto, nel complesso, una bella parentesi calcistica finiamo per chiudere la parentesi e basta.
Se diciamo ai nostri figli “vai all’estero che qui non c’è speranza” non è il migliore modo per riscattarsi. Si perde in partenza. E il calcio, in qualche modo, e soprattutto a Palermo, è lo specchio della società. La vicenda Zamparini-Palermo-tifosi lo dimostra.
Invece no. Dimostriamo che Palermo può avere un futuro. E, perché no, anche nel futile calcio oltre che per cose più importanti, di ben altro livello. E, a pensarci bene, lo stesso calcio è comunque una risorsa per qualsiasi città. Se non altro perché è un’azienda di dimensioni sostanziose, con annessi e connessi. Un caro amico-tifoso, mi ha ricordato, e lo ringrazio, che il Palermo calcio “produce” 60-90 milioni di euro l’anno. Può farcela con o senza Zamparini. Basta crederci e trovare anche una capacità d’attrazione per investimenti, possibilmente locali, ma anche esterni se è il caso.
Ma se lo facciamo pensando di insultare i giocatori in malo modo non andiamo da nessuna parte. Se lo facciamo trovando nello Zamparini di turno il nostro capro espiatorio, non andiamo da nessuna parte.
Oltre ad essere una città molto migliore di ciò che è adesso, Palermo può anche essere una piazza da calcio di serie A, con alti e bassi, ma anche tra i primi posti. Zamparini ha il grande merito d’averlo dimostrato. Assurdo insultarlo in questo modo, a prescindere dal suo comportamento. Proprio perché prima o poi andrà via e il Palermo calcio rimarrà, o almeno lo speriamo.
E sta a noi sostenerlo, il Palermo e Palermo. Se non capiamo questo rimaniamo illusi e sconfitti. E magari anche contenti perché “Zamparini finalmente è andato via”. Come se questo risolvesse tutti i problemi del Palermo… e persino tutti i problemi di Palermo.
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