di Giovanni Rosciglione
Con pervicacia sfacciata nei dibattiti televisivi, sulla rete dei social, nei ponderosi fondi dei politologi di turno si sostiene la tesi che il Governo italiano godrebbe di un trattamento di favore da parte di un esercito di servili adoratori dell’informazione.
Ma è in particolare nei talk show televisivi che questa tesi viene urlata con toni drammatici da barricate degne di una “ribellione civile” contro il tiranno di turno. Perché è lì che gli “indignati” pensano di giocare la loro partita.
Ho fatto, con umile dilettantismo, una piccola ricerca sulle maggiori reti televisive nazionali.
Questi sono i talk show oggi presenti sugli schermi: Omnibus LA7, Ottoemezzo LA7, La Gabbia LA7, DiMartedì LA7, Piazza Pulita LA7, Crozza Meraviglie LA7, Bersaglio Mobile LA7, Tagadà LA7, Agorà RAI3, Ballarò RAI3, Blob RAI3. Porta a porta RAI1, Virus RAI2, In Mezzora RAI3, Quinta Colonna RETE4.
Questi sono solo i principali talk delle reti nazionali, tra i quali non ho inserito quelle che si definiscono trasmissioni di giornalismo di inchiesta (Report della Gabanelli e Presa Diretta di Jacona), né le centinaia di piccoli talk della miriade di TV locali in cui si esibiscono piccoli politici dalla dizione stentata che illustrano la loro opera per il recupero del canile municipale, o magistrati di assalto cui fanno da sponda facondi presentatori da sagra paesana.
Ho invece inserito in questa insalata mista l’ingrediente speziato di Blob, non perché sia un talk, ma perché da anni ormai saccheggia quasi esclusivamente le tessere tratte proprio dai talk per comporre il suo (ex)irriverente mosaico televisivo, riducendosi, sia pur con eleganza, a mera eco di quei format.
Così come ho inserito lo spettacolo di Crozza, che – se ci pensate bene – è un talk satirico con l’attore/imitatore nelle diverse parti della commedia. Dopo anni di igienica astinenza, questa settimana il dovere professionale mi ha imposto di dare un’occhiata a queste 15 trasmissioni.
Intanto, una prima evidente notazione: La7 di Mentana & Cairo è, di gran lunga, l’ammiraglia del talk con ben 8 titoli su 15. Di questi ben 3 sono messi in onda 6 giorni su 7. È a pieno titolo la portaerei della flotta antirenziana.
Segue, senza alcuna sorpresa, Rai3 che con 4 titoli dimostra come il codice genetico curziano è ancora presentissimo e vitale nel palinsesto preferito dalla sinistra nostalgica.
Un talk l’uno propongono RAI 1, con il curiale Bruno Vespa e il suo innocuo Porta a Porta, il più longevo della specie, e RAI 2 con Virus, dove Porro alterna un parrucchino castano scuro con un altro biondo alla Platinette. E, infine c’è RETE 4, con quella Quinta Colonna – unico talk di Mediaset – nel quale un impassibile Paolo Del Bebbio si esibisce come domatore in una sorta di Colosseo, nel quale non si distingue chi sia più feroce e sanguinario tra i leoni e gli schiavi cristiani.
Mi sembrerebbe di fare torto a chi mi leggerà se dovessi parlarvi e commentare tutte le trasmissioni. So che le conoscete meglio di me. Mi limiterò ad alcune mie personali notazioni conclusive.
Se dovessimo riempire gli “spalti televisivi” di un immaginario stadio all’interno dei talk-show, in cui si svolge la contesa politica Governo contro Opposizione, con i presentatori, i partecipanti e la claque invitata, ci accorgeremmo subito che le bandiere, gli striscioni e i cori degli antigovernativi occuperebbero per intero tribune, gradinate e curve, lasciando solo un piccolo spicchio sorvegliato e protetto dalla polizia di rete ad una sparuta e impaurita pattuglia di poveri filogovernativi.
Da aggiungere che in questo particolare campionato, l’arbitro sarebbe un conduttore che spesso fa lo sgambetto ai giocatori della squadra in trasferta, come la giornalista telereporter ungherese che fece volare a terra il povero migrante con in braccia il figlioletto.
Penso che l’Oscar di questo ciclo di spettacoli dovrebbe andare alla mitica Lilli Gruber che, con soavità e leggerezza, ha ormai imbottito il suo studio con la redazione del Fatto (sono certo che ormai i lettori del quotidiano sono in numero inferiore a quello delle presenze dei travaglini nel luminoso salotto di otto e mezzo), dando la sensazione di equilibrare le voci opponendole la partecipazione di compassati e ben educati giornalisti come Riotta o Mieli.
Lilli non grida, non insulta, non toglie la voce. Peggio: a favore di lampada e trucco, fa smorfie, alza gli occhi al cielo, muove le mani nervosamente, facendo capire bene agli spettatori “dove la porta il cuore”. Insomma, se pensate che io esageri nel mio giudizio, fate lo stesso terribile sacrificio che ho fatto io e guardatevi tutti i programmi di cui parlo.
Per concludere: la serialità ossessiva dei talk politici nelle principali reti televisive è pari solo ad un’altra catastrofe mediatica dei nostri tempi: il “food show”. L’invasione di cuochi, di cuoche, di massaie di bambini che stanno ai fornelli. Il tempio di Cracco e di sua madre. Altro che otto marzo.
Ve ne cito alcuni: Gambero Rosso Channel – (Canale 412 Sky Box), Alice TV – (Canale 221 DTV, La prova del cuoco – (Rai 1), Gusto – (Canale 5, Tg5), Chef per un giorno – (La 7), Cotto e Mangiato – (Italia 1), Cuochi e Fiamme – (La7), Torte in corso con Renato – (Real Time), MasterChef Italia – (Sky Uno – Sky Box), Unti e Bisunti – (DMAX), Bake Off Italia – (Real Time), In cucina con Giallo Zafferano – (Fox Life – Sky Box), Il più grande Pasticcere – (Rai 2), Hell’s Kitchen – (Sky Uno – Sky Box) – Carlo Cracco, Junior MasterChef Italia – (Sky Uno – Sky Box)
Mi sono chiesto: ma perché questa contemporanea invasione di due diversi fenomeni mediatici? Cosa hanno in comune le chiacchiere politiche con il cibo? Alcune rimembranze di Levi Strauss sul “Crudo e il cotto” mi porterebbero a una spiegazione: entrambi portano alla medesima conclusione scatologica.
Rosciglione è un piacere leggerti !
Che fatica hai fatto caro Giovanni x documentari su i vari programmi televisivi.Una vera scorpacciata…..ma ne valeva la pena x noi .. è un vero piacere leggerti