di Pasquale Hamel
“Palermo è stata araba e lo è ancora. Noi non siamo Europei, ma mediorientali in Europa”. Se non avessi letto che queste frasi sconclusionate le aveva pubblicamente annunziate, nel corso di un convegno, l’attuale sindaco di Palermo, le avrei sicuramente attribuite ad un relatore che, sicuramente e senza lasciarmi andare ad una definizione più pesante, non conosce la storia della città.
Dire infatti che Palermo è araba e che continua ad esserlo e che noi tutti suoi abitanti, piuttosto che europei, siamo mediorientali significa, infatti, cancellare di colpo venti secoli di Palermo cristiana e di Palermo parte dell’Occidente per valorizzare un breve periodo che, voglio pur concederlo, è stato importante ma che solo incultura o memoria corta potrebbe farne il tratto distintivo della lunga storia della città.
Ed allora dire, a proposito dell’affermazione del nostro sindaco, che si tratti di una “sparata”, di quelle a cui ci ha abituati, liquidandola così fra le ordinarie boutade, sarebbe tuttavia riduttivo e finirebbe per sminuirne il significato devastante.
E tuttavia, proprio perché è assolutamente fuori luogo, non mi sembra opportuno insistere anche perché, fatta eccezione per il piccolo cerchio magico pronto ad approvare ogni suo gesto o ogni sua affermazione, credo che l’affermazione si commenti da sé.
Mi pare, però, più opportuno capire il perché l’abbia fatto. Ed allora il ricordo va a qualche decennio fa, ricordiamoci che ormai da circa tre decenni questa città vede i protagonismi del nostro sindaco, quando con la magniloquenza che lo ha sempre contraddistinto, proclamava a chiare lettere che proprio Palermo fosse una città europea e che era necessario ribadire la sua identità europea.
Erano anni che quel legame europeo “il nostro” sottolineava con presenze autorevoli di esponenti della cultura europea come Hans Georg Gadamer del quale, chissà come, si proclamava allievo. Allora, mentre costruiva la sua ascesa, al “nostro” l’Europa andava proprio bene e guai a pensarla diversamente.
Poi però, quell’Europa che prometteva tanto, anche per le giravolte dettate dalla sua voglia di anticipare i tempi, si dimostrò meno generosa di come si aspettava. La sua stella, che aveva brillato per certe esasperazioni populiste, non si dimentichi gli attacchi a Giovanni Falcone accusato di tenere nascosto nei cassetti chissà quali denunce, cominciò ad appannarsi e nell’immaginario collettivo apparve sempre più la sua natura fortemente instabile.
La promessa città Europea falliva clamorosamente visto che con i proclami non si governa, ma si governa con l’impegno quotidiano sul campo anche a scapito delle proprie fortune personali. Ed allora, piuttosto che tacere, più facile inventarsi altri slogan, magari cavalcando l’onda lunga di una realtà complessa come quella Mediterranea.
Ecco allora tirare fuori dalla manica, sostenuto da un corte di innamorati, un altro slogan, un altro cavallo di battaglia. Palermo araba, Palermo mediorientale.
Troppo facile ma, anche, troppo fragile, fragile perché Palermo è un pezzo d’Europa e, alla faccia di chi pensa di ridurla in un suk senza futuro, tale resta e tale vuole restare.
Orlando l’opportunista lo sa fare, lo ha sempre saputo fare….
Pasquale, non dire pasquinate propagandistiche
Opportunismo, la sua più disdicevele caratteristica. Credo che siccome da certe dichiarazioni si comprende che vive in una condizione contraddistinta dalla diminuizione delle prestazoni cognitive. Nel suo caso come amministratore di questa città da tantissimi anni, la logica ed il linguaggio propositivo sono diventati preoccupanti. Sarebbe più opportuno che non venisse più candidato.