di Viviana Di Lorenzo
Oggi sono 118 anni dalla nascità di Totò, il 15 febbraio 1898. È uno degli attori comici italiani più amati dal pubblico, ancora oggi la programmazione dei suoi film in tv riscuote un notevole successo. Apprezzato dagli italiani e quasi venerato dai suoi concittadini napoletani, Totò ha sempre analizzato i difetti e le debolezze dell’uomo, sapendo cogliere con ironia anche gli aspetti più malinconici della vita sia al cinema che al teatro.
Non era un semplice attore comico, ma un attore che sapeva interpretare con eleganza ed intelligenza qualsiasi ruolo, riuscendo con battute sempre sagaci e pungenti a strappare facilmente una risata. Soprannominato infatti “Principe della risata”, Antonio De Curtis (questo è il suo vero nome) non aveva vissuto una vita facile, nato nel rione Sanità a Napoli ed inizialmente non riconosciuto dal padre, il marchese Giuseppe De Curtis, viveva in condizioni economiche disagiate, ma aveva sempre manifestato la sua vena artistica fin dagli anni della scuola, mostrando la sua capacità di far ridere con semplicità. Non si separò mai dalle sue radici né negò le sue origini, anzi da questo prese spunto per portare in scena la “miseria” evidenziandone gli aspetti più umani contro una “nobiltà” che non sempre è sinonimo di ricchezza d’animo.
Ad esempio in alcuni film come “Siamo uomini o caporali” del 1955 di Camillo Mastrocinque, mise in scena, riuscendo a rappresentare sia la sua comicità che la sua capacità di recitare ruoli più malinconici, la differenza tra gli uomini, considerati quelli dediti al lavoro, alla fatica, che inseguono qualcosa che non riusciranno quasi mai ad ottenere e i quali difficilmente vedono un riconoscimento nella loro vita e i caporali, che con arroganza e presunzione riescono a ricoprire i ruoli migliori all’interno della società, ottenendo sempre ciò che vogliono senza rispettare l’altro. Visione del mondo che appare sempre più veritiera e che con amarezza è possibile riscontrare anche dopo tutti questi anni.
Ha recitato in 97 film e quasi tutti sono entrati di diritto nella storia del cinema italiano, diventando simbolo della sua bravura non solo nella recitazione ma anche nell’improvvisazione. La famosa scena della lettera del film “Toto, Peppino e la…malafemmina” del 1956 ne è un chiaro esempio, infatti fu girata da Totò e Peppino De Filippo, con molte parti improvvisate tanto che De Filippo, che fingeva di scrivere ciò che Totò gli dettava, aveva praticamente finito il foglio.
Totò non era solo un attore, ma anche un poeta, “’A livella” è una delle sue poesie più famose con la quale ancora una volta mette a confronto la povertà e la ricchezza, che non corrisponde mai agli agi che è possibile avere in vita e della quale sottolinea la scarsa importanza, dato che di fronte alla morte siamo tutti uguali e non esiste alcuna differenza tra un ricco ed un povero. Era anche un cantante, “Malafemmena” è solo la più famosa delle tante canzoni scritte da Totò.
Come spesso accade per i grandi uomini dello spettacolo e non solo, la sua bravura e le sue qualità vennero apprezzate e riconosciute solo dopo la sua morte, infatti la critica non era mai stata molto buona con lui ma questo non lo faceva perdere d’animo e ne era consapevole. In merito a ciò egli diceva: “Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire” (riportato dalla moglie Franca Faldini durante un’intervista).
Noto e facilmente riconoscibile non solo per la bombetta ed il nastro, legato attorno al colletto della camicia come fosse un papillon, ma anche per il suo viso dalla forma particolare. Quando era ancora molto giovane a causa di un pugno, il mento ed il naso cambiarono forma diventando parte principale della sua “maschera” inconfondibile grazie alla quale è diventato uno degli attori comici più amati dal pubblico italiano.