di Viviana Di Lorenzo
Sono passati 14 anni da quando è entrato in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, costituito con l’obiettivo di abbattere uno degli episodi più gravi di violenza contro i minori, che in alcuni Paesi vengono sradicati dalle loro vite e allontanate dalla famiglia, per combattere in conflitti in veste di soldato. Il Protocollo sancisce che è assolutamente vietato reclutare minori di 18 anni e proprio oggi si celebra la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, perché sono ancora tantissimi i minori che subiscono tale destino, soprattutto in Paesi come il Sud Sudan, lo Yemen, la Repubblica Centroafricana, la Costa d’Avorio, le Filippine, la Somalia e la Libia.
Il numero dei bambini soldato impiegati nelle guerre è altissimo e sconcertante, 250 mila minori che vivono in situazioni traumatiche e che li segneranno per tutta la vita, dalle quali sarà difficile poter continuare a vivere una vita normale e sana. I bambini vengono brutalmente allontanati con violenze ed abusi dai loro familiari (che la maggior parte delle volte vengono uccisi), per essere utilizzati come scudi umani, come mezzi di trasporto per rifornimenti, come kamikaze o come veri e propri soldati, durante i conflitti. Molti di loro subiscono violenze sessuali e sono tantissimi i casi di bambine che vengono maltrattate e rapite con questo scopo.
Sono minori che vivono in piccoli villaggi ed in situazioni di povertà quelli che vengono catturati ed utilizzati come soldati. Intersos, l’organizzazione umanitaria italiana che lavora in tutto il mondo per il sostegno delle popolazioni vittime di conflitti e povertà, ha reso noto che molte giovani vengono rapite con la sicurezza che saranno protette ed istruite ed invece subiscono stupri o vengono date in moglie ai soldati.
Un quadro agghiacciante che viola i principi basilari del rispetto dei diritti dei minori, per i quali sono numerosi gli Stati che hanno aderito, ben 153 a fronte però dei 22 Paesi nei quali vengono attuate ancora tali violenze. Tante sono le associazioni che si occupano di tale fenomeno, ad esempio la Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini Soldato, costituita da Alisei, Cocis, COOPI, INTERSOS, Save The Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia e UNICEF Italia, ha attivato la campagna Day Red Hand, con la quale sono state raccolte più di 425.000 impronte di mani, affinché si possa combattere tale violenza.
I bambini vengono utilizzati per i conflitti, ma la cosa forse ancora più grave è che vengono cresciuti ed educati alla guerra. Non dimentichiamo che sono bambini ai quali è stato tagliato qualsiasi legame con la famiglia, che hanno perso tutto e che sono, proprio per la loro giovane età, più soggetti ad apprendere ed assimilare senza alcuna difesa, ciò che viene loro detto ed ordinato.
Questa realtà sconvolge per la sua brutalità perché i bambini si trovano a vivere in un incubo che li segnerà per sempre, li costringerà a vedere e subire situazioni di violenza, crudeltà e cattiveria dalle quali sarà impossibile uscirne illesi e senza alcuna ferita, non solo fisica ma soprattutto di carattere psicologico. C’è ancora molto da fare per poter garantire a tanti, troppi bambini il diritto di vivere la propria infanzia con la spensieratezza e la voglia di giocare che meritano. Bambini che non dovrebbero tenere in mano armi o subire violenze, ma che dovrebbero essere protetti da traumi simili che se segnano profondamente la vita di un adulto, che ha maturato consapevolezza del mondo che lo circonda, immaginiamo come possa scalfire l’innocenza e la delicatezza di un bambino.
L’ONU ha fatto e continua a fare molto per abbattere del tutto questo fenomeno, la campagna “Children, no soldiers”, ha permesso ad alcuni bambini di essere salvati da tale destino, infatti in alcune zone sono stati rilasciati numerosi minori impiegati in conflitti, ad esempio in Myanmar 646 minori ed in Ciad si è ottenuta quasi la totale liberazione dei bambini soldato. Sono dei piccoli passi in avanti ma c’è ancora molto da fare, sono ancora troppi i Paesi del mondo nei quali manca il totale rispetto dei diritti dei minori.