di Gabriele Bonafede
Faccio parte di quegli italiani che non sono mai riusciti a vedere una puntata intera di Sanremo tranne, forse, quella di chiusura, obnubilato dalla voglia di sapere chi lo vince. D’altronde, una trasmissione di tre ore con una decina di canzoni deve necessariamente avere almeno due ore e mezzo di convenevoli, pubblicità, frasi fatte, banalità, vip inutili, vestiti buttati in pasto al gossip, polemiche spesso create ad arte, finte commozioni, ospiti che fanno passerella, e altre cose lontane da un divertimento sano e costruttivo.
Quest’anno però mi sono messo di buona volontà e sacrificio, pur sapendo che era molto difficile arrivare fino alla fine della trasmissione, cosa che è puntualmente avvenuta.
Il fatto è che quando vedo Sanremo penso alla frase di Tomasi di Lampedusa sull’amore. E mi accorgo sempre più che rimangono le ceneri di un amore che fu. Le domande più frequenti a me stesso o agli amici sono: “Ha più cervello Scilipoti o Sanremo?” Dilemma senza soluzione. Oppure altre considerazioni sulla qualità del discorso: non so cosa sia peggio, Razzi o Sanremo.
Le stesse canzoni, poi, sono giustamente questione di gusto. A volte anche il computer (non utilizzo la televisione) protesta, con strani messaggi del tipo “Con il tizio che canta adesso si è spento il monitor, il sistema si spegnerà in 10 secondi…”. Persino Windows, a un certo punto, non ne poteva più di Sanremo.
L’unica cosa veramente bella e divertente di Sanremo 2016 ieri sera sembrava: “Carla Fracci”, in perfetta sintonia anche nel linguaggio semi-osceno del Windows.
Quando si è arrivati a un ospite che ha fatto la storia della musica italiana si è toccato il fondo. Il dialogo Conti-Ramazzotti sembrava scritto dal ghostwriter di Razzi.
“Tolgo l’audio. Forse così migliora.”, rilancia il Windows con la pazienza ormai frantumata. Poi arriva la canzone di Scanu “Finalmente piove”. Titolo sbarazzino, con la speranza che non sia rivolto a Manitù. Ma la canzone non è poi così male, e il sereno tiene.
Finalmente torna la “Fracci” e il Windows decide persino di alzare l’audio. E anche una canzone carina: Francesca Michielin. I nuovi, soprattutto lei e il siciliano Fragola, mi hanno in qualche modo appassionato. Persino le pubblicità sono migliorate un poco… Segno che qualcosa potrebbe essere in arrivo.
Ed ecco il miracolo: dalle ceneri di Sanremo spunta un personaggio con la sua musica universale (qui il video completo). È Ezio Bosso.
Sanremo risorge per pochi minuti. Prima ancora che Ezio tocchi il piano sembra di volare sulla struggente magia della musica, già con le parole. Poi, con il brivido dolce di un regalo senza fine, milioni di persone rimangono sospese tra qui e l’infinito. La concertista piange, io e il mio computer pure. Sentendoci colpevoli per non aver creduto che potesse succedere qualcosa di vero e stupendo in TV.
Dopo Ezio Bosso, che termina abbracciando il pianoforte e l’universo appena scosso dalle sue note, è inutile continuare. Anche stavolta non ho terminato di vedere Sanremo, ma qualcosa, molto, è rimasto.
Rileggo la frase di Tomasi di Lampedusa e mi accorgo che l’opinione del Principe di Salina sull’amore umano è anche quella verità e regola. Perché confermata dall’eccezione.
Riascoltiamo… “La musica come la vita si può fare in un solo modo: insieme”. Ezio Bosso.
https://youtu.be/_SYtPu5Ojg0