di Viviana Di Lorenzo
È risaputo, la nostra è un’epoca ricca di mezzi di comunicazione, siamo sempre raggiungibili grazie ai cellulari e possiamo rintracciare chiunque si trovi lontano da noi, anche in un altro continente. Ogni giorno arriva una nuova applicazione che permette di condividere foto, video, poter fare videochiamate e navigare in rete attraverso un semplice smartphone. Ma è necessario fare una riflessione in merito. Ovvero chiedersi: tutti questi nuovi mezzi di comunicazione come influenzano, se lo fanno, la nostra vita? Quanto della quotidianità è affidato ai cellulari?
È quello che si è chiesto Paolo Genovese quando ha deciso, insieme ad altri quattro sceneggiatori, di realizzare un film, “Perfetti sconosciuti”, che facesse riflettere proprio su questo. La storia apparentemente ha una trama piuttosto chiara e semplice. Un gruppo di amici di vecchia data si ritrova a cena insieme e decide di fare un gioco: mettere sul tavolo i cellulari e condividere ogni sms o chiamata che arriva durante la cena. Tutti sono d’accordo nonostante la “pericolosità” del gioco e nonostante siano consapevoli dei propri segreti. Alla base di questa trama c’è la convinzione che in fondo ognuno di noi vive tre vite, una pubblica, una privata e una segreta che si nasconde anche grazie al cellulare. La domanda che pone il film è piuttosto semplice, cosa accadrebbe se si guardasse il cellulare del partner? Quanto dei nostri segreti e della nostra vita privata è nelle mani del cellulare? È su tali interrogativi che si fonda il film, amici di una vita che però dimostrano di essere dei perfetti sconosciuti quando scoprono i rispettivi segreti.
Il cast è ricco di talento, Marco Giallini, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Kasia Smutniak, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston e Alba Rohrwacher i quali hanno saputo costruirsi addosso i rispettivi personaggi, con dialoghi che raccontano di una società fatta da individui fragili che non sempre sono in grado di instaurare rapporti genuini e sinceri, ma al contrario sembrano vittime di una realtà precaria sia negli aspetti più concreti come quelli lavorativi, sia per quelli più astratti come i legami familiari e di coppia.
Il film ha numerosi aspetti, sia comici che amari anche perché ci spinge a riflettere su una tematica piuttosto pungente, ovvero quanto essere così facilitati (apparentemente) dalle tecnologie di comunicazione ci aiuta davvero nella nostra vita? Avere tanti mezzi per poter comunicare ci dà davvero la garanzia che la nostra vita di coppia e non solo sia sempre trasparente? Oppure in realtà affidiamo a questi strumenti la possibilità di celare i nostri segreti più intimi?
Comunicare è la base dei rapporti tra individui, ma nonostante abbiamo più strumenti per farlo non sembriamo in grado di utilizzarli al meglio. Al contrario essi creano ancora più confusione e fratture nei rapporti interpersonali perché abbiamo trovato un metodo per poter nascondere i nostri aspetti più intimi nonostante ci sembri che la nostra vita sia in vetrina costantemente.