di Anna Fici
Per una volta la fotografia ha smesso di ruotare vanitosamente intorno a se stessa e ha riscoperto una sua antica funzione: quella di recuperare allo sguardo di tutti l’invisibile.
L’invisibile è evocativo. La parola fa sognare. Ma talvolta invisibile è la cruda realtà. Lo diventa quando il mercato e i media indirizzano il nostro sguardo, costruiscono i nostri desideri, inducendoci a considerarli nostri. Voliamo da casa all’ufficio senza guardarci intorno perché spinti avanti dal bisogno di ottimizzare il tempo e correre verso un qualche relativo successo: riuscire fare la spesa per la cena, non perdere la nostra fiction preferita, riuscire a salutare nostra figlia prima che si addormenti. O se anche il nostro sguardo vaga un po’ in giro, ciò che lo cattura sono le vetrine, i colori… Ma esiste una città invisibile, in questo caso Palermo. Una città resa invisibile dalle strategie organizzate della distrazione.
Le foto di Giuseppe Mazzola mostrano la realtà non nascosta dei senzatetto. Sono tanti e non li vediamo, malgrado alcuni di questi abbiano eletto a casa o giaciglio luoghi che sono costantemente sotto gli occhi di tutti, come un’aiuola spartitraffico in viale Regione. Ciascuno ha una storia e ciò che dovrebbe dar da pensare è che oramai quasi nessuno di loro vive la strada per scelta.
Sorprendentemente molti sono palermitani. Si, nostri concittadini, persone che qualche mese prima avremmo potuto trovare in una officina meccanica, in un centro commerciale… lavoratori che in un breve arco di tempo, perso l’occupazione, non sono stati in grado di trovarne un’altra e, di conseguenza, non hanno più potuto sostenere gli impegni economici che si erano assunti come affitto, luce, cibo per sé e per la famiglia… Molti gli uomini separati, che hanno ceduto l’unico appartamento a moglie e figli perché almeno loro possano andare avanti.
Le foto e il racconto che ne ha fatto Giuseppe Mazzola all’inaugurazione, avvenuta domenica 7 febbraio alle 18.00, mettono in evidenza una povertà diversa da quella a cui eravamo abituati. Nell’immaginario collettivo, fino a poco tempo fa, esistevano le famiglie povere e le famiglie benestanti, quelle ricche e quelle medie. La mobilità sociale, ovvero la possibilità di migliorare o peggiorare la condizione socio-economica di partenza, era intergenerazionale: un figlio poteva trovare un lavoro e una collocazione sociale migliore o peggiore rispetto al padre. Ma oggi, la povertà arriva in un baleno ed è un problema che può investire tutti. La povertà si presenta come un violento strappo da ciò a cui eri assuefatto: dai confort che fino a quel momento ti eri potuto permettere. E giunge all’improvviso, in genere oltre la mezza età. E sconvolge persone anche colte, che avrebbero tanto da dire e da fare ancora nella società e per la società. Siamo in una situazione in cui domani potremmo trovare per strada un nostro condomino.
In effetti la mostra non è una mostra ma un evento volto alla promozione dell’attività degli Angeli della notte. E Giuseppe non è ancora un fotografo in senso pieno ma un ingegnere informatico che, in virtù della passione per la fotografia ha provato a rendersi utile.
Gli Angeli della notte sono una Onlus che si occupa dell’assistenza ai bisognosi e che a Palermo ha organizzato una distribuzione notturna di cibo e beni di prima necessità per i senzatetto. Nella loro attività hanno raccolto storie bellissime, di solidarietà tra persone che versano nella stessa condizione. Ed anche di competizione tra palermitani e immigrati, in cui il palermitano disagiato tende a rivendicare un’attenzione privilegiata. Ma complessivamente la loro è un’esperienza forte. Le fotografie sono commentate da brani di questa esperienza, ovvero estratti delle relazioni che dopo ogni giro notturno, il leader di ciascun gruppo di volontari è tenuto a scrivere. La realtà palermitana degli Angeli della notte, raccontata nelle parole di Maddalena Rotolo, sta provando a darsi un approccio serio, ad investire in formazione perché certamente i volontari sono, come tutti, portatori sani di pregiudizio e, per svolgere questa attività, è bene che ne diventino consapevoli e li mettano da parte.
Fa molto piacere constatare che, con grande serietà ed umiltà, Giuseppe Mazzola, che non si definisce un fotografo ma uno che ama la fotografia e ne sta scoprendo le potenzialità, sia partito per la sua prima personale da un tema di grande impegno, affrontato con rispetto umano, pulizia visiva e sobrietà complessiva. Lo si nota come fatto positivamente stridente perché oggi i neofiti della fotografia tendono più a cercare i like su facebook che un senso umano e cose da dire con questo linguaggio.
La mostra, ospitata dalla sede di “Neu [nòi] – spazio al lavoro” in via Alloro n. 64, a Palermo, resterà aperta fino al 5 marzo. Sarà visitabile, previa prenotazione, all’email info@neunoi.it o al tel. 091-7832107
In copertina, un particolare delle foto di Giuseppe Mazzola in mostra.