di Gabriele Bonafede
È difficile parlare da Palermo di uno dei registi che hanno fatto la Storia del cinema. Non solo in Italia. Ettore Scola è stato immenso. La perdita è troppo grande per trovare parole. Non sarei capace.
Eppure, come ha commentato una cara amica che lo ha conosciuto, “Lui ti avrebbe detto: non è vero. Ognuno, se sincero, può dire molto”. Maria Rosaria mi ha dato il coraggio per scrivere su chi, per me e per la nostra generazione, è un punto di riferimento riguardo al quale ci sentiamo insignificanti. Soprattutto chi, come me, vive in una città troppo spesso lontana dal mondo come Palermo. Oggi ancora più di ieri.
Vorrei raccontare un’esperienza personale: quando organizzai, all’Università Bordeaux III Montaigne, un corso d’italiano per chi lo sapeva già parlare ma voleva migliorarlo. Fu una proposta del rettorato per la Facoltà di lingue, che raccoglieva studenti anche di altri dipartimenti e facoltà. Per cui, anche se insegnavo altre materie più tecniche, l’accolsi con gioia.
Pensai che sarebbe stata una bella idea far vedere e commentare una serie di film storici di Maestri Italiani, in versione originale con sottotitoli in francese. Così da immergere gli studenti in un percorso di cinema, storia, cultura e lingua allo stesso tempo. Un’idea semplice, già esistente, conosciuta. Nulla di nuovo. Ma che ebbe un successo incredibile.
Il programma incluse film di Pasolini, De Sica, Fellini… E naturalmente Ettore Scola. Mi limitai a includere solo un film per autore e tema di studio, così da avere una panoramica ampia e puntuale in poche lezioni. E, per Ettore Scola, scelsi di proiettare “C’eravamo tanto amati”. Quel film, lo sappiamo tutti, è una pietra miliare del cinema. E racconta molto.
Era la primavera dell’anno 2000. C’eravamo tanto amati mi permetteva di spiegare la storia d’Italia dalla Resistenza agli anni ’70 in modo esemplare. Bastava farlo vedere e commentare ai miei studenti francesi, per far loro cogliere l’evoluzione del nostro Paese, le idee e i tempi, le speranze e le delusioni, quei cambiamenti epocali in 30 anni cruciali, in molto simili alla Francia dei loro genitori. Avrebbero anche approfondito temi tanto personali quanto universali: quale valore hanno amore e amicizia, quale valore hanno gli ideali, chi siamo e cosa facciamo, quali sono le scelte della vita. Temi cari a Scola. E non bastavano le parole, non bastano. Andava visto quel film e si rivelò il più formativo durante quel percorso didattico.
Ne furono estasiati. Conquistati. Incredibilmente quasi nessuno lo aveva visto prima, certo per un fatto generazionale. E, benché avessero una buona conoscenza dell’italiano e anche del nostro Paese, scoprirono davvero l’Italia. Amarono Ettore Scola, ancor più il nostro Paese, affascinati, stupefatti. Si sentirono tanto bordolesi quanto romani.
Vedo ancora i volti di quei ragazzi e ragazze, che adesso avranno 35-36 anni, perché, mentre il film era proiettato mi voltavo a guardarli. Il miracolo del Cinema. Scola era con loro, è ancora con loro.
Grazie Ettore. Un abbraccio di gratitudine per sempre.