di Gabriele Bonafede
Dopo due film con altrettanti premi Oscar, Woody Allen e Andrzej Wajda, Maria Rosaria Omaggio torna in TV con una grande produzione. Ma non in Italia, bensì in Spagna per una miniserie di grande spessore, quale “La sonata del silencio”, dall’omonimo best seller di Paloma Sanchéz-Garnica (autrice pubblicata in Italia da Piemme Mondadori), ambientata nella Spagna franchista degli anni ’40 del secolo scorso.
In quanto italiana non è la sola a partecipare a questa grande produzione di RTVE1, la rete ammiraglia spagnola, c’è anche Giuseppe Zeno. La serie prodotta da José Frade producciones cinematograficas, girata in ambienti reali, con grande cura di scenografia e costumi, ha la regia di Iñaki Peñafiel e Peris Romano che firma anche come sceneggiatore. Gli attori spagnoli sono Marta Etura, Eduardo Noriega e Daniel Grao.
Non è il solo successo degli ultimi mesi nella carriera della Omaggio. Il teatro le ha dato grandi soddisfazioni, soprattutto con “Le parole di Oriana”, monologo dove impersona in maniera sconvolgente Oriana Fallaci, svelandola a tutto tondo con profonda ispirazione. Lo spettacolo sulla vita della Fallaci è stato recentemente a Palermo al Teatro Lelio, raccogliendo un grande successo di pubblico e critica. È anche il frutto di uno stretto rapporto con la giornalista italiana e con la sua famiglia, che si è intessuto di straordinaria comunicazione grazie anche al ruolo della Omaggio nel film di Wajda “Lech Walesa, l’uomo della speranza”. Dove l’attrice, perfettamente a suo agio nella straordinaria somiglianza con la giornalista, ha creato un’identificazione attrice-personaggio di rara suggestione. Tanto da indurre lo stesso Walesa, nella presentazione del film a Roma due anni fa, a rivolgersi involontariamente nei confronti dell’attrice chiamandola più volte “Oriana”.
Partiamo dalla Spagna. Attraversa un momento particolare, con le elezioni che hanno cambiato il panorama politico. Se non sbaglio, non è la prima volta che lavori in Spagna. Com’era e come hai ritrovato il Paese?
Il primo film, La lozana andalusa di Vicente Escriva, l’ho girato giovanissima nel 1976. Il libro, un classico del ‘500, era stato all’indice. Erano i primi anni post franchismo, ma per le strade c’era ancora il “sereno”, una sorta di vigile notturno che apriva e chiudeva i portoni, annunciava l’ora e perfino i cambiamenti climatici. Non c’erano autostrade, ma c’era un gran fermento per adeguarsi al resto dell’Europa. Proprio io ho interpretato “El virgo de Visanteta”, primo film in valenciano e non in castellano, lingua rigorosamente nazionale e l’unica consentita. Non ho mai smesso i rapporti con quella che considero la mia seconda terra. Anche lì fu trasmessa “Edera”, la prima lunga fiction in 22 puntate. Oggi è un Paese con una legislazione più avanti della nostra e con viabilità e soluzioni architettoniche all’avanguardia. Basti pensare alla legge sulle unioni civili, che da noi si discute ancora in questi giorni, o prendere l’aereo da Roma Fiumicino a Madrid Barajas per verificarlo.
Come è nata questa nuova collaborazione con la TV spagnola?
Per merito del mio meraviglioso agente che mi rappresenta lì da sempre, Octavio Fernandez Roces, e sicuramente anche per l’uscita in tutto il mondo del film di Wajda, dove interpreto la Fallaci.
Chi è il personaggio che interpreti e cosa è veramente ‘La sonata del silencio’, per te, per il pubblico?
Nella serie, tratta dal romanzo di Paloma Sanchéz-Garnica, sono Roberta Moretti Rothschild, una donna distinta, di mondo, molto ricca e molto portata per gli affari. Torna dagli Stati Uniti in Spagna nel 1946 proprio per investire nel ricostruirla dopo i bombardamenti. Essendo ebrea, quando i tedeschi occuparono Parigi durante la Seconda guerra mondiale, ha corso il rischio di essere deportata durante la retata al velodromo, ma è riuscita a fuggire a New York aiutata dai genitori di Marta che, senza rivelarle subito questo sentimento di gratitudine, aiuta e protegge. La sonata del silencio è una composizione per pianoforte: tutta la vicenda, che racconta soprattutto il cambiamento della donna dopo la guerra, è intrecciata con la musica, grande musica per pianoforte e violino.
Quale “silenzio” si “suonava” in Spagna a quell’epoca e quale “silenzio” è “suonato” oggi, in Europa e in Italia?
Desta grande scandalo che Marta si metta a lavorare per Roberta, donna già con pantaloni, nonostante lo faccia per sopravvivere insieme a sua figlia Elena, mentre il marito è in coma. Quando lui si riavrà le cose si complicheranno. La sonata è composta per Marta dall’italiano Flavio Tassoni (interpretato da Giuseppe Zeno), ma il silenzio è pesante sugli amori clandestini, sul dipendere dal marito per tutta la vita e persino dall’amico del marito, padrino della figlia. E così via. Non posso svelare di più. Il silenzio di oggi è nascosto dal troppo gridare, soprattutto in tv. Un altro modo di non dire verità. In Italia, come in Spagna.
Cosa c’è, se c’è, di diverso nella TV spagnola e in quella italiana?
Poco ormai. Molti format sono spagnoli riadattati come “Medico in famiglia” o doppiati come “Il segreto” e accade lo stesso nel varietà. Lì come qui, ci sono produzioni e programmi più o meno curati.
Quando potremo vedere La sonata del silencio nella TV spagnola e quando, (se) in Italia?
Presto dicono, ma ancora non c’è una data certa. Le riprese terminano a fine febbraio. In Italia non so, ma spero.
Cosa pensi sul futuro della Spagna e dell’Italia, dal punto di vista artistico e dello spettacolo e, perché no, della società, della politica, del futuro in generale?
A una domanda così importante si può rispondere con un lungo saggio o con una frase! Credo che salvaguardare le radici e conoscerle e trasmetterle ai giovani sia l’unica vera base culturale per costruire un futuro solido. L’effimero è già crollato con le due torri gemelle.
Sei Goodwill Ambassador Unicef da oltre 10 anni, in questa veste di ambasciatore dell’UNICEF, cosa può fare l’UNICEF nelle drammatiche e gigantesche crisi di rifugiati di oggi? Quali sono le vere sfide di oggi in questo campo?
UNICEF si occupa ad esempio del dramma dei bambini siriani da molto tempo prima che se ne parlasse. Si tratta dell’unica Onlus delle Nazioni Unite inserita nel trattato dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza. La presenza di rappresentanti quasi ovunque consente interventi più tempestivi. Le quattro parole che riassumono il trattato sono: salute, protezione, uguaglianza e scuola. Il mondo può cambiare solo cominciando dai bambini, sono gli adulti di domani. Come non rendersi conto che difficilmente un piccolo che a otto anni ha già un’arma in mano, vent’anni dopo accetti di sedere a un tavolo di pace?
Grazie, Maria Rosaria. Spero che tornerai presto in Sicilia.