di Viviana Di Lorenzo
A poco più di quattro anni dalla sua morte, Steve Jobs resta una delle menti più brillanti che ha cambiato, grazie e non solo alla tecnologia, la vita di molti. Il suo discorso tenutosi il 12 giugno 2005, ai laureandi dell’Università di Stanford, ha lasciato tutti senza fiato, perché quelle erano le parole di un uomo che ha costruito la sua vita lavorativa ed il suo successo, con il sacrificio e lo studio, partendo da un comune garage, dove ha fondato la Apple, una delle più grosse aziende che produce sistemi operativi e computer.
Nel discorso, oltre a raccontare alcuni momenti importanti della sua vita, ha lanciato un messaggio, che è diventato fonte di ispirazione per i tanti giovani, che vogliono a tutti i costi realizzare i propri sogni. Il consiglio che Steve Jobs ha dato ai laureandi è ormai diventato un motto: “Siate affamati, siate folli”. Una frase utilizzata per esprimere l’energia, la voglia di osare e tentare, che sono necessarie, anche quando sembra difficile o assurdo, per raggiungere i propri obiettivi.
Grazie alla storia professionale e non solo di un grande personaggio, sono stati girati numerosi documentari che raccontano la vita di Steve Jobs e domani uscirà il film, diretto da Danny Boyle, che ha già ricevuto due Golden globe e due candidature all’Oscar, una per il miglior attore protagonista, Michael Fassbender e l’altra per la migliore attrice non protagonista, Kate Winslet. Il film prende in esame un periodo di tempo segnato da alcune date importanti per Steve
Jobs, ovvero il 1984, quando è stato presentato il primo Mac, il 1988 quando è stato creato il primo computer Next e il 1998 quando è nato l’IMac. Il quadro che il regista ha deciso di seguire, traccia i contorni di una vita non semplice, non segnata sempre e solo da successi e consensi, ma costituita anche da cadute e risalite, che ne dimostrano la grande umanità del protagonista.
Non si parla di Steve Jobs solo dal punto di vista lavorativo, infatti anche gli aspetti personali e privati giocano un ruolo primario nel film. Il difficile rapporto con sua figlia Lisa, riconosciuta solo quando la stessa aveva 8 anni, accompagna gli eventi professionali vissuti da Jobs, del quale il regista ha voluto mettere a fuoco la sua verve perfezionista, ma anche i punti deboli del suo carattere.
L’attore protagonista, Michael Fassbender, riesce ad interpretare e incarnare Jobs con naturalezza evidenziandone anche gli aspetti critici che lo hanno portato a raggiungere il successo e gli hanno permesso di mostrare non solo la sua genialità, ma anche la sua caparbietà. Un uomo che ha saputo cambiare la vita di molti, grazie al suo sguardo verso il futuro e la sua voglia di non fermarsi, ma realizzare sempre qualcosa di nuovo e di innovativo.
Il film ci dà l’ulteriore opportunità di vedere come Jobs è diventato l’emblema del successo, anche attraversando le difficoltà e ci mostra come è passato alla storia diventando esempio per molti giovani, che con anni di sacrificio tentano ogni giorno di realizzare i loro sogni.