di Viviana Di Lorenzo
“L’uomo è un animale sociale”, è così che il filosofo greco Aristotele definiva l’individuo, riconoscendone l’aspetto che più lo caratterizza, ovvero il bisogno di creare comunità, di formare dei gruppi che costituiscono, per il filosofo, l’origine della società.
In questo bisogno innaturale (che ci dipinge come “animali” nella definizione di Aristotele), è da collocarsi l’istinto proprio di ciascuno, di avvicinarsi ad altri individui, per condividere momenti ed attività, siano esse di natura lavorativa o ricreativa. Questo bisogno, quando e come si avverte? Senza dubbio fin da quando siamo bambini ed interagiamo con altri piccoli, impariamo a relazionarci con il mondo circostante, apprendendo le regole sociali, alla base del buon funzionamento di qualsiasi legame. È a partire dal nucleo familiare e dalla scuola, che formiamo le nostre prime relazioni significative ed impariamo a conoscere gli altri e noi stessi, anche attraverso il punto di vista di chi ci circonda.
È durante tutto il percorso di crescita che con noi, matura anche il bisogno di accettazione e di appartenenza ad un gruppo, dove possiamo essere noi stessi ed essere riconosciuti e apprezzati per quello che siamo. Ma i rapporti con gli altri non sono sempre facili, in quanto capita spesso di incontrare delle difficoltà, quando stiamo costruendo delle relazioni amicali, perché non sempre incontriamo delle persone che rispettano la personalità altrui e le differenti caratteristiche di ciascuno. Ed è in alcuni di questi casi che sorge un fenomeno diffusosi in maniera insistente nella società, il bullismo.
Oggi si parla moltissimo di tale fenomeno sociale, perché nasce e si sviluppa tra i giovani e spesso è causa di violenza, che porta ad epiloghi drammatici. Tra i banchi si discute molto di bullismo, gli insegnanti ne parlano con gli alunni di tutte le età e anche nei libri scolastici è possibile studiare ed approfondire tale tematica. La voglia di prevaricare sugli altri adottando comportamenti di esclusione e violenza nei confronti dei più deboli è al centro di tutte le azioni dei bulli, che cospirano contro gli indifesi, con violenza psicologica e fisica.
Le vittime dei bulli spesso si trovano in difficoltà perché non hanno gli strumenti e la forza per reagire ad atti crudeli ed è la violenza psicologica, in quanto più subdola, ad avere la meglio.
È di oggi la notizia che una ragazzina di 12 anni, a Pordenone, ha tentato il suicidio gettandosi dal secondo piano della sua abitazione, restando ferita in modo molto grave. La cosa che più fa riflettere è la motivazione di tale gesto, ovvero gli atti di bullismo perpetrati ai danni della giovane, dai suoi compagni. Infatti, la ragazzina ha scritto due lettere, una indirizzata ai genitori, per scusarsi del gesto che ha commesso e l’altra ai compagni che l’hanno presa di mira, ai quali la stessa scrive: “Adesso sarete contenti”. La polizia sta analizzando i messaggi e i profili sui social network della giovane, per cercare delle prove a sostegno delle parole indirizzate ai compagni.
Purtroppo questo non è il primo caso e purtroppo non sarà l’ultimo. Il bullismo è un fenomeno che forse, rispetto al passato, è più violento e meschino, alimentato anche dalla tecnologia che ha portato ad un altro tipo di bullismo, ovvero il cyberbullismo. Quest’ultimo si diffonde in rete ed è molto più pericoloso perché è difficile da sconfiggere, in quanto spesso è in forma anonima che avviene la derisione. E ciò ha un riscontro su un numero più elevato di soggetti che a loro volta, per non volersi mostrare deboli o essere esclusi, alimentano questi episodi di violenza.
È un problema che non va sottovalutato, soprattutto in questo periodo storico intriso di violenza, mancanza di valori, senso civico e di rispetto verso gli altri. Sembra diffondersi un sentimento di abitudine ed indifferenza tale verso la violenza, da farla diventare all’ordine del giorno, con il rischio che non crei più sgomento e disapprovazione.
È in un contesto sociale e mondiale come questo che giocano un ruolo importante i genitori e gli insegnanti. Ed è a partire da loro che deve nascere una sinergia tale che permetta ai ragazzi di essere tutelati e protetti quando sono vittime di questi episodi. Ma anche educati a non commettere atti di bullismo perché non è con la violenza che si ottiene il consenso e l’amicizia degli altri.
Immagine in copertina tratta da www.pugliapress.org