di Gabriele Bonafede
Finalmente gli italiani scoprono l’acqua calda. Ovvero, l’antico detto “se sei nemico del mio nemico, sei mio amico”. È noto da anni che il nemico dell’Isis è l’occidente. Ed è noto, per stessa ammissione delle strategie di difesa del governo russo, che il nemico numero uno della Russia di Putin è pure l’occidente.
È noto che il nemico numero uno di Salvini e Le Pen è l’Unione Europea. È noto che i partiti di questi due “politici” cercano sostegno in Russia, nemica giurata dell’Unione Europea. E che Lega e FN si avvantaggiano molto in termini elettorali dopo ogni attentato dell’Isis.
E adesso, i grandi giornali italiani danno una notizia: tre cittadini russi sarebbero stati fermati dalla policiza turca quali sospetti in connessione all’attentato di ieri a Istanbul, che ha fatto 10 morti e 15 feriti tra turisti inermi. La notizia sarebbe confermata anche dall’ambasciata russa. Ci si può immaginare che presto ci saranno reazioni. E si spera che finalmente la si smetta di pensare a ritorsioni e si inizi un vero processo di pace, ammettendo ognuno i propri errori reali.
Repubblica ha poi precisato che “Questa mattina è filtrata la notizia del fermo di tre cittadini russi nella provincia meridionale di Antalya per sospetti legami con l’Is. I tre sarebbero accusati di aver fornito supporto logistico ai jihadisti. Non è chiaro, però, se per gli investigatori possano anche aver avuto un ruolo anche nella preparazione dell’attacco di Istanbul”.
Inoltre, ma questo pochi italiani lo sanno, nei giorni scorsi il capo dei servizi segreti militari russi, Igor Sergun, sarebbe morto in circostanze misteriose in Libano. Se due più due fa quattro, anche senza saperne nulla, la domanda che viene spontanea è: in Libano? Chissà perché proprio là.
Ma non basta. Gli italiani forse ancora non sanno che una gran parte delle munizioni del’Isis sarebbero di fabbricazione russa. Dai rapporti sul terreno sembra infatti evidente che la grande maggioranza delle munizioni a disposizione dell’Isis siano di fabbricazione cinese, russa (o URSS) e serba. E che le stesse munizioni teoricamente fabbricate negli Usa sarebbero portate all’Isis in pacchi di dubbia provenienza.
Questo lo si sapeva da mesi, grazie a due rapporti ufficiali scaricabili qui (in inglese) che hanno raccolto larghi campioni di munizioni dell’Isis prima e dopo le battaglie tra curdi e Isis:
http://www.conflictarm.com/wp-content/uploads/2014/10/Dispatch_IS_Iraq_Syria_Ammunition.pdf
http://www.conflictarm.com/wp-content/uploads/2015/04/Islamic_State_Weapons_in_Kobane.pdf
Può darsi sia “propaganda”? Intanto è utile leggere questi rapporti, e farseli tradurre se non si conosce l’inglese.
Ed è anche noto (sempre nel mondo, ma non in Italia) il sospetto che dal Donbas, controllato dai separatisti e dalla Russia, provengano armi acquistate dall’Isis, soprattutto i lanciarazzi portatili Grad, visti più volte in azione nelle ultime battaglie in Siria. Anche qui sarebbe il caso di approfondire.
Inoltre, è arcinoto che la Russia sostiene pubblicamente e militarmente Assad, un criminale che massacra con bombe al grappolo il proprio popolo e lo assedia in stile medievale per farlo morire di fame. E che la Russia collabora con Assad sganciando giornalmente decine di bombe a grappolo su case, scuole e ospedali che non sono obiettivi militari, e tantomeno capisaldi dell’Isis. Dai rapporti sul terreno, sono centinaia i civili morti sotto le bombe russe dal settembre 2015, soprattutto bambini inermi. Ormai i rapporti pubblicati sono tanti, primo tra tutti quello di Amnesty International, scaricabile qui: https://www.amnesty.org/en/documents/mde24/3113/2015/en/.
Italiani, fatevi due conti per una volta. E smettete di credere nelle favole della propaganda e di chi gli va appresso. Smettete anche di credere nelle bufale che circolano su internet, puntualmente scoperte. E cercate conferme, leggendo documentazioni, file allegati, testimonianze, realtà. Una cosa è la satira, la comicità, l’ironia. Sempre benvenute e utili, per carità. Un’altra cosa sono le notizie.
I copertina: foto dell’attentato a Istanbul che ha fatto il giro del web. Nello specifico, tratta da TgCom.