di Giovanni Rosciglione
“Stiamo bene! Stiamo tutti bene!”.
Ultimamente, questa consolante dichiarazione mi ritorna in mente spesso.
E’ il ritornello che il grande meneghinmadonita Antonio Albanese ripete in una delle sue gag più stralunate ed intelligenti: una coppia medio borghese, affossata nel divano del salotto davanti alla tv, analizza e commenta tutti i problemi dei tempi. Le tasse, i figli spendaccioni, l’assicurazione che non riconosce l’indennizzo, la colf che rubacchia.
I due sono stressati, nevrastenici, avviliti. E Antonio, il marito, cerca di minimizzare ripetendo il mantra “Stiamo bene, stiamo tutti bene!”. Con le labbra serrate, con gli occhi lucidi, con la voce che gli si strozza in gola.
Perché mi sono ricordato di questa gag?
Semplice. Perché a Palermo, città che la natura e la storia hanno riempito di immeritate bellezze, appena in un’assemblea di cittadini inferociti o su i social ti azzardi a manifestare perplessità sullo stato delle strade, sull’assenza di un piano traffico, sulla scomparsa dei vigili urbani, sui cumuli di sporcizia che tappezzano le strade, sulla disamministrazione delle fallimentari municipalizzate, sull’inefficienza degli uffici pubblici, sulla bizzarria di alcuni amministratori, sulla condizione di degrado economico e ambientale d’interi quartieri, insomma, appena ti dichiari scontento di questa Amministrazione, c’è qualcuno che, sorpreso e indignato, ti definisce con benevolo compatimento: “tu sei un nimico ra cuntintizza!” (nemico della felicità). E così pensa di zittirti.
Ecco. Questa è la fatwa che ti viene lanciata. Per scomunicarti, per dileggiarti, per fare capire che non hai capito.
Sei prevenuto, sei incontentabile, critichi per criticare, a Palermo stiamo bene, stiamo tutti bene. E, dunque, perché ti lamenti?
Caso (beffardo) vuole che proprio oggi è venuta fori l’indagine sul gradimento dei Sindaci dei Capoluoghi italiani.
La scorro e vedo che il Sindaco di Palermo si trova, in compagnia di altre 7 città, al 77° posto con un consenso che rispetto a quello della sua elezione è inferiore di un quarto.
Certo queste graduatorie non sono il vangelo, certo i problemi della nostra città sono antichi, del resto il nostro Sindaco è in pista da soli 31 anni. Certo.
Ma può essere mai che siamo tutti nimici ra cuntintizza? E Palermo sia invece una città “a felicità illimitata”?
Comunque, stamattina uscirò da casa, andrò a piedi alla Stazione Notarbartolo, salirò sul nuovo, candido Tram, farò l’andata/ritorno per Borgo Nuovo e, ritornando a casa, mi ripeterò una dozzina di volte: stiamo bene, stiamo tutti bene.
Voglio Sindaco Antonio Albanese!
Articolo con la classifica: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-11/vincono-dinamismo-e-politica-del-fare-063501.shtml?uuid=ACt0WX7B&fromSearch
Sono dell’idea che uno dei più grossi ostacoli alla rinascita di Palermo sia una condivisa, orgogliosa noblesse, una sorta di “hidalguia” ereditata dagli hidalgos veri – quelli che ci hanno dominato per secoli – che impedisce a molti di noi di riconoscere i nostri difetti. Che è il primo passo per risalire la china. Non parliamo poi quando a sbatterceli in faccia sono i non-siciliani. Allora, feroce levata di scudi. Vedere il caso Vecchioni che, pur da ubriaco e fuori tema, non ha fatto altro che dirci brutalmente le stesse cose che tanti di noi notano e criticano ogni giorno (naturalmente, e anche questo è Palermo, c’è pure quello che le nota, critica e poi butta i pacchetto di sigarette vuoto dal finestrino e parcheggia in terza fila, ma quella è un’altra storia).
Caro Giovanni, su quel tram sarò idealmente con te… ma non so quanto sarà “affollato”.