di Gabriele Bonafede
Forse non tutti i media hanno riflettuto sulla centralità di tre passi del primo discorso di Papa Francesco nel 2016. Tre esortazioni che devono essere al centro dell’opera di chi, credente o meno, vuole realmente costruitre la pace.
Il primo è sui milioni di rifugiati che fuggono da guerre e dittature: “Moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali”. Sono loro che vanno accolti, sostenuti, accettati.
Il secondo è un monito al cinismo di certa “politica” che, ahimè, ha preso piede in Europa e altrove: “Come è possibile – chiede Papa Francesco – che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo? Che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti?”.
Queste sono le vere sfide di chi oggi, credente o meno, vuole realmente agire per migliorare un mondo che va verso una deriva morale preoccupante. Un mondo che, come negli anni ’30 del secolo scorso, è sempre più abituato a parole atroci come “sfere d’influenza”, “interessi nazionali”, “geopolitica”, “barrire culturali”, “bombe e armamenti”, “guerra”, “imperi”, “antidiplomazia” e, purtroppo, tante altre. Parole che vorrebbero giustificare la violenza e la guerra, che vorrebbero raccogliere consenso, e che non fanno altro che aggiungere guerra alla guerra e allontanare la pace.
Il terzo riguarda il risultato delle parole atroci di certa politica: l’indifferenza. “Nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza” dice Papa Francesco. “L’indifferenza fa pensare solo a sé stessi e crea barriere, sospetti, paure e chiusure”.
“Oggi celebriamo la giornata mondiale della pace, il cui tema è: ‘vinci l’indifferenza e conquista la pace’. La pace, che dio padre desidera seminare nel mondo, deve essere coltivata da noi. Non solo, deve essere anche ‘conquistata’. Ciò comporta una vera e propria lotta, un combattimento spirituale che ha luogo nel nostro cuore. Perché nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza, che fa pensare solo a sé stessi e crea barriere, sospetti, paure e chiusure. Abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni; ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno di noi. Cominciamo ad aprire il cuore, risvegliando l’attenzione al prossimo. Questa è la via per la conquista della pace”.