di Gabriele Bonafede
Nonostante i proclami e la propaganda di facciata, molto recepita in un’Italia che si riscopre fascista e guerrafondaia, la tanto “ammirata” Russia di Putin chiude il 2015 in un disastro epocale. Il leader del Cremlino avrà guadagnato le copertine del Time e i sondaggi di gradimento, ma la Russia ha problemi economici spaventosi. Il numero dei fallimenti politici ed economici russi del 2015 è impressionante e arriva dopo un paio d’anni di preoccupante declino. E sarà il popolo russo a dovere farsi carico di questo disastro, oculatamente nascosto dai media governativi.
L’ultimo fallimento in ordine di tempo riguarda il valore del rublo (nel grafico l’andamento rispetto al dollaro). Nella parte finale del dicembre 2015, la banca centrale di Mosca avrebbe fallito nel tentativo di tenere il cambio rublo-euro sotto la cifra psicologica degli 80 rubli per 1 euro. Per tutto il 2015 si sarebbe svenata intervenendo ogni qualvolta il rublo, debolissimo a causa del crollo-petrolio e delle costose avventure militari di Putin, si avvicinava a questa quota. Negli ultimi giorni del 2015 anche questo obiettivo è stato mancato. Ci vogliono ormai più di 80 rubli per ottenere un solo euro. Quell’Euro tanto criticato da chi sostiene invece il rublo.
Prima di questo c’è stato un fallimento cocente e molto sanguinoso, ancora una volta ai danni di comuni cittadini russi e tanti innocenti di altri Paesi. Quello dell’intervento in Siria. Sbandierato da una falsa propaganda come intervento “risolutore” nella lotta all’Isis, si è risolto invece in una serie di bombardamenti a tappeto con ordigni a grappolo sulla popolazione civile, centri abitati, scuole e ospedali di coloro che combattevano contro l’Isis e Assad. E adesso anche contro la Russia.
Dal punto di vista mediatico l’operazione di terrore e distruzione in Siria operata da Mosca è riuscita in Italia e altri Paesi che chiudono ambedue gli occhi su queste tragedie. Ma sul terreno, l’intervento russo ha palesemente favorito l’Isis. Primo o poi si saprà dappertutto. Tanto da chiedersi quale sia il vero obiettivo di Putin in quella regione. Gli unici successi reali nella guerra contro l’Isis in questo scorcio finale del 2015 sono quelli dei curdi e, soprattutto, dell’esercito iracheno sostenuto dalla coalizione-Usa che ha riconquistato Ramadi e si appresta a investire altre roccaforti dell’Isis, liberando intere popolazioni dal terrore.
Inoltre, sul piano strategico, la Russia si trova con un temibile nemico in più con l’intervento in Siria: la Turchia. L’effetto delle sanzioni russe alla Turchia si sta rivelando un altro penoso boomerang, aggravando ulteriormente il quadro economico e sociale in Russia.
Sul piano economico, il fallimento russo è ancora più profondo e pervasivo. Il potere d’acquisto dei cittadini russi si è dimezzato, l’inflazione è raddoppiata, il debito pubblico è triplicato, scuole, strade e ospedali cadono in pezzi, i pensionati indugiano a cercare cibo nell’immondizia, la giustizia non funziona, la polizia bastona chi osa protestare.
I cittadini greci o siciliani, in confronto a quelli russi, sembrano dei paperoni. Basti pensare che l’economia dell’Italia nel 2015 è stimata in 1617 miliardi di dollari, mentre quella russa è di 2026 miliardi. Con la “piccola” differenza che in Italia vivono circa 60 milioni di abitanti, mentre in Russia ne vivono 144 ed è un Paese immenso e ricco di risorse naturali. Siciliani o greci hanno una ricchezza pro-capite largamente superiore ai russi nella media nazionale. Se paragoniamo la ricchezza della Sicilia a regioni svantaggiate della Russia la differenza è enorme. E la forbice si va allargando, visto che l’Italia, anche grazie a prezzi bassi del petrolio, è tornata a crescere, mentre la Russia va declinando e regredendo.
Le previsioni del 2016 per l’economia russa sono molto negative. Tutte le istituzioni che si occupano della materia hanno ritoccato le previsioni in peggio nelle ultime settimane di dicembre. Persino la Banca Centrale russa ha ammesso che, con il petrolio intorno ai 35 euro, il Pil russo decrescerà nel 2016 più del previsto. La Banca Mondiale, benevola nei mesi scorsi e curiosamente ottimista sulla Federazione Russa fino a ieri, ha anche ritoccato al ribasso le previsioni con il petrolio a questo prezzo e le nuove difficoltà imposte per la guerra mediatica contro la Turchia.
Purtroppo per Putin e i suoi seguaci, molti dei quali italiani, le previsioni del petrolio non sono affatto al rialzo. Anzi. La maggior parte degli analisti ipotizza un Brent anche a 20 euro al barile nel corso del 2016, il che vorrebbe dire una recessione ancora più profonda per la Russia e un’inflazione oltre il 20-30% e, al contempo, un ulteriore sostegno alla crescita dell’Italia e dell’Unione Europea, vero obiettivo della politica estera di Putin.
Per quanto riguarda la guerra scatenata da Mosca in Ucraina, che ha già fatto 9000 morti tra i quali centinaia di russi, decine di migliaia di feriti e centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati, si è arrivati a un sanguinoso stallo. La tregua a seguito degli accordi di Minsk è stata violata centinaia di volte dai miliziani russi comandati da ufficiali dell’esercito russo, senza che l’esercito ucraino abbia risposto alle provocazioni. In ultimo Mosca, secondo alcuni commentatori, avrebbe tentato di provocare facendo volare alcuni giorni fa un aereo civile sopra i cieli del Donbas, mettendo a repentaglio la vita di un paio di centinaia di cittadini che si trovavano, ignari, nel volo.
Purtroppo in Italia tutte queste cose vengono nascoste il più possibile perché Mosca può contare su tre cose fondamentali che gettano un’ombra sinistra sul popolo italiano. La prima è il sostegno della maggior parte dei partiti italiani, dal M5S alla Lega, da Berlusconi ai Comunisti, alla discutibile figura di Putin. La seconda è il sistema d’informazione drogato da questi stessi partiti. La terza è la radice fortemente fascista o comunista del popolo italiano, che si impressiona se non può comprarsi un nuovo I-Pad ma al contempo fa finta di non vedere i massacri nelle scuole e negli ospedali siriani o nelle cittadine ucraine. La propaganda fa il resto.
Ma attenzione, qualcuno fa le pentole ma non i coperchi. Nel 2016 sarà moto difficile far passare per vere le incoerenze della propaganda russa, persino in Italia.
I grafici nel testo sono tratti dal Financial Times nell’articolo:
http://www.ft.com/cms/s/0/85f99b74-af11-11e5-b955-1a1d298b6250.html#axzz3vqoAJ4XC