di Gabriele Bonafede
Il crollo del petrolio si trasforma in rotta con nuovi minimi toccati tra ieri e oggi. Al momento il Brent è scambiato a poco più di 36 dollari al barile mentre il Crude si attesta sui 35,50. Sono record negativi da circa undici anni che mettono in grande difficoltà i Paesi produttori, primo tra tutti la Russia che continua a immettere grandi quantità nel mercato per cercare di raccogliere comunque quanta valuta estera possibile.
Il rublo infatti è in forte pressione. Innumerevoli gli interventi della banca centrale russa nelle ultime settimane per tenerlo sotto quota 80 rubli per Euro, ma nonostante gli sforzi oggi l’Euro cresce sul rublo pur essendo debole nei confronti del dollaro. Al momento il ci vogliono almeno 77 rubli per un euro.
I Paesi della UE invece si avvantaggiano fortemente dai prezzi bassi dei prodotti energetici, primo fra tutti il petrolio, portando nuova linfa alla ripresa come segnalato dai rialzi delle borse europee nonostante l’incertezza segnata dalle elezioni spagnole, unica borsa a scendere. Si chiude sempre più anche il differenziale tra valore del Brent e del Crude, sceso ormai a meno di due dollari al barile.
In passato vari analisti avevano previsto un prezzo del petrolio stabilmente più basso con alcune analisi che lo piazzano al di sotto dei 30 dollari al barile e anche verso i 20, e dando per probabile un Brent più basso del Crude entro pochi mesi.