di Gabriele Bonafede
Leggendo il documento di propaganda ufficiale del Front National francese sarebbe facile sintetizzare il programma di Marine Le Pen: forte armamento nucleare e convenzionale, riduzione della libertà su internet e nella stampa, corporazioni, spese folli condite da populismo nazional-socialista, repressione delle espressioni culturali diverse da quelle propagandate dal partito-nazione, rafforzamento delle misure di polizia segreta e convenzionale a servizio del partito-nazione, autarchia economica nazionale e persino regionale, aumento delle tasse indirette attraverso imposte su importazione, penalizzazione della competitività economica della Francia con proposte antieconomiche, inflazionistiche e dannose. Sono misure che ricordano orribili personaggi del XX secolo. E le tragedie che ne seguirono.
Ma vogliamo andare più in dettaglio per capire a quale disastro economico, sociale e culturale andrebbe incontro la Francia prima di distruggere la pace in Europa.
Le prime quattro misure economiche proposte dalla Le Pen sono: 1) L’aumento dei salari minimi da 1500 a 1700 Euro, finanziandoli con una tassa del 3% sulle importazioni; 2) Un arbitrario abbassamento del 5% delle tariffe su gas elettricità e treni; 3) L’aumento del tetto delle pensioni di reversibilità da 18720 euro l’anno a 30000 Euro l’anno; 4) L’abbassamento del 20% delle tasse sulla benzina.
Non c’è bisogno d’essere grandi economisti per capire che già queste prime quattro misure sarebbero un disastro per l’economia francese, anche perché si tradurrebbero in un circolo vizioso duraturo nel tempo. Intanto la prima proposta, l’aumento dei salari minimi non a seguito di un aumento della produttività, non farebbe altro che produrre inflazione. Ma c’è di peggio, lo si vorrebbe finanziare con una tassa sulle importazioni il che farebbe ulteriormente alzare i prezzi e metterebbe in seria difficoltà tutta l’economia francese che si approvvigiona di beni, materie prime e servizi fuori dalle frontiere francesi. La misura, inoltre, innescherebbe una serie di reazioni da parte dei partner commerciali francesi, Italia compresa, con un innalzamento delle barriere commerciali, preludio a guerre tariffarie di sciagurata memoria e alla rovina economia, alla disoccupazione e all’imbracciare delle armi, come avvenuto nel 1939.
La seconda misura metterebbe in serie difficoltà imprese (anche parastatali e strategiche) dei transalpini. In particolare la SNCF, la società delle ferrovie nazionali francesi già in difficoltà per gli alti salari del personale, potrebbe entrare in una fase pericolosa dal punto di vista della tenuta dei conti, a meno di licenziare gran parte dei ferrovieri. Per quanto riguarda gas e luce forse la cosa sarebbe fattibile ma solo grazie al crollo del prezzo del petrolio e del gas al quale stiamo assistendo. E comunque metterebbe in difficoltà le energie rinnovabile.
L’aumento delle pensioni di reversibilità è anch’essa una cosa molto populista e poco fattibile, e comunque foriera d’inflazione come la questione del salario minimo: quello che si darebbe nominalmente in salario sarebbe probabilmente perso in inflazione.
L’abbassamento del prezzo della benzina di per se è una cosa assolutamente di propaganda: con l’abbassamento del prezzo del petrolio, il prezzo della benzina è già calato. E probabilmente calerà ancora. Le tasse sulla benzina esistenti in Francia come in Europa sono là per evitare che tutti utilizziamo l’automobile a go-go, producendo così ulteriori danni all’ambiente. Inoltre, se realizzata con l’abbassamento delle tariffe dei treni manderebbe certamente a fallimento le ferrovie nazionali francesi.
Bastano queste quattro misure economiche, le prime che trovate nel programma scaricabile (rigorosamente in francese) nel sito del Front National, per capire la follia delle proposte della Le Pen nel malaugurato caso in cui governasse. La sfilza di idiozie e autoflagellazioni è semplicemente stucchevole.
Ma la cosa più stupida è quella tanto in voga anche da noi: l’abbandono dell’Euro per una moneta nazionale. Che la Germania o altri Paesi europei con una solida economia possano trarre vantaggio dal ritorno alla moneta nazionale è cosa discutibile, ma possibile.
Ma se la Francia, e ancora peggio l’Italia o la Grecia, abbandonassero l’Euro ciò si rifletterebbe inevitabilmente in tre cose: a) Forte e repentina riduzione del valore della moneta nazionale rispetto al dollaro; 2) Inflazione, e soprattutto 3) Aumento degli interessi da pagare sul debito pubblico, in crescita e molto alto anche in Francia sebbene non ancora ai livelli italiani. Con conseguente rovina finanziaria di un intero Paese: una grecizzazione che avrebbe dell’apocalittico se si verificasse in Francia.
E mi fermo qui.
Scorrendo il programma si vedono poche cose sensate. Una delle poche è che “i treni arriveranno in orario”. Cosa possibile e auspicabile. Ma anche questo mi ricorda insistentemente qualcuno.