di Gabriele Bonafede
Giornata spaventosa per il petrolio che scende ai minimi da dieci anni a questa parte. Il Brent perde oltre il 5% nella sola giornata di oggi attestandosi sotto i 41 dollari al barile. Conseguentemente la moneta russa torna scivolare ed è scambiata a 75 rubli per un euro segnalando la grande difficoltà finanziaria della Russia di fronte a un ulteriore deprezzamento del petrolio, materia prima che è alla base del bilancio pubblico di Mosca.
L’ultima volta che il Brent aveva chiuso la giornata sotto i 41 dollari al barile era stata nel marzo del 2009, prima di una irresistibile ascesa, seguita dalla precipitevole discesa dell’inverno 2014-2015. Su base mensile, il record negativo è di 10 anni.
A fasi alterne, negli ultimi mesi il Brent è stato quasi sempre tra quota 45 e 50 dollari al barile. Oggi il Crude è stato anche in caduta libera arrivando a circa 37 dollari al barile con una perdia non lontana dal 6%. Una soglia al ribasso che non toccava dal 2008.
Alcuni analisti segnalano che il petrolio potrebbe arrivare anche a 20 dollari al barile a causa della grande quantità di giacimenti scoperti negli anni in cui il petrolio valeva molto di più, delle nuove tecnologie per trovarlo ed estrarlo, della enorme produzione di shale-oil e dell’imminente re-immissione del petrolio iraniano sul mercato.
Una soluzione del conflitto siriano, con la sconfitta dell’Isis in Siria e Iraq, spingerebbe ulteriormente al ribasso il prezzo del petrolio attraverso la riduzione del caos in una zona strategica per la sua produzione e commercializzazione.
Il ribasso degli ultimi giorni è causato anche da un mancato accordo nell’ultima riunione OPEC.